USA - il presidente della Corte Marziale di Guantanamo andrà in pensione a novembre

12 Luglio 2018 :

Il colonnello dell’aviazione Vance Spath, il giudice militare che presiede la corte marziale di Guantanamo che sta processando un sospetto terrorista saudita, ha annunciato che andrà in pensione il 1° novembre. Abd al Rahim al Nashiri, 53 anni, saudita, è accusato di aver organizzato l’attentato al Cacciatorpediniere USS Cole. Il 12 ottobre 2000 un motoscafo guidato da kamikaze speronò, nel mare dello Yemen, la nave statunitense, causando la morte di 17 militari americani, e il ferimento di altri 40. Il processo contro Al-Nashiri avrebbe dovuto essere il primo in cui si chiedeva la pena di morte per un membro di al-Qaida davanti alla Corte Marziale distaccata nella sede extraterritoriale di Guantanamo, sull’isola di Cuba. L’altro processo incardinato a Guantanamo è quello contro i cosiddetti “Gitmo 5” (i 5 di Guantanamo), 5 persone accusate di aver organizzato gli attentati dell’11 settembre 2001. Come è noto, il governo statunitense ha cercato di risolvere lo spinoso problema di come processare gli imputati senza rivelare come abbia agito la Cia per individuarli e catturarli, e in seguito interrogarli, spostando i processi fuori dal territorio convenzionale degli Stati Uniti ed affidandoli ad una corte marziale. Da un punto di vista legale però si è aperta una serie lunghissima e particolarmente complessa di mozioni preprocessuali, per stabilire, ed eventualmente contestare, i dettagli di una procedura mai utilizzata in precedenza. L’11 ottobre 2017 (vedi), i tre principali avvocati della difesa si sono dimessi ritenendo di avere prove che il governo avesse posto dei microfoni nascosti per intercettare le loro strategie legali, e contestando le insufficienti reazioni del giudice che presiede il processo. Questa mossa, secondo molti osservatori, avrebbe costituito un grosso ostacolo per un processo che già da molti anni non riesce a decollare. Il 16 febbraio 2018 (vedi) il giudice Spath sospese il processo. Nei giorni precedenti (vedi 10 e 13 febbraio) Spath aveva tentato una “soluzione di forza” contro i 3 avvocati civili assegnati d’ufficio alla difesa di al-Nashiri che avevano dato le dimissioni sostenendo di essere stati “spiati” durante le riunioni in cui preparavano la strategia processuale. Spath aveva minacciato di far condurre sotto scorta gli avvocati (Rick Kammen, Rosa Eliades e Mary Spears) davanti alla Corte perché rendessero conto della loro decisione. Uno degli avvocati, Kammen, sosteneva di aver trovato un “oggetto” nella stanza dove avvenivano le riunioni del team difensivo, il giudice Spath ha negato l’autorizzazione a indagare sulla vicenda e a parlarne con il loro assistito in quanto c’era il rischio che emergessero “informazioni classificate”. Dopo il rifiuto di Spath a trattare “l’incidente”, i tre avvocati avevano chiesto ed ottenuto dal loro superiore gerarchico (il generale John Baker) il permesso a lasciare il caso. Spath aveva ordinato a Baker di revocare l’autorizzazione a lasciare il caso, Baker aveva rifiutato e Spath lo aveva condannato a 21 giorni di condegna nei suoi alleggi per oltraggio alla corte. Due giorni dopo l’alto funzionario del Pentagono incaricato del coordinamento di tutte le attività a Guantanamo, Harvey Rishikof, aveva preso l’iniziativa di “scarcerare, in attesa dell’appello” il generale Baker, e il 10 febbraio (vedi) su input del Segretario alla Difesa (Ministro della Difesa) Jim Mattis, il Pentagono aveva licenziato Rishikof, anche se indiscrezioni imputano a Rishkof il tentativo di risolvere l’altro processo in svolgimento a Guantanamo, quello per gli attentati dell’11 settembre, offrendo ai 5 imputati un accordo per il quale se si dichiarano colpevoli non saranno condannati a morte. Nel frattempo una corte federale (i processi a Guantanamo suno supervisionati dalla Corte Federale del Distretto di Columbia, a Washington) aveva annullato la condanna del genrale Baker. A difendere al-Nashiri era rimasto solo il giovane tenente Alaric Piette, proveniente dai Navy Seal, laureato da poco, e, per sua stessa ammissione, senza nessuna esperienza di casi importanti, e men che mai di casi che contemplino la pena di morte. Più volte Spath e Piette si sono scontrati verbalmente sul fatto che Piette chiedeva di essere affiancato da avvocati di maggiore esperienza. Spath, in quello che i cronisti hanno definito “un monologo di 30 minuti” aveva espresso la sua frustrazione per gli avvocati che non rispettano gli ordini della Corte, che si rifiutano di apparire davanti alla Corte anche in videoconferenza dalla terra ferma, per la mancanza di azioni da parte del Pentagono che non aiuta a risolvere il caso, e per i dubbi sulla sua autorità che sono stati sollevati dal comportamento di Baker. “C’è bisogno che qualcuno ci dica come proseguire, e al momento nessuno ci dice niente” ha detto Spath, sostenendo che se il processo si fosse tenuto davanti ad una corte all’interno del territorio degli Stati Uniti nessuno avrebbe messo in discussione le legittimità a correttezza del suo comportamento. Spath, che nel mezzo della polemica con gli avvocati difensori aveva lasciato trapelare che stava valutando l’ipotesi di lasciare l’Air Force, aveva detto di aver dibattuto “per ore” sull’ipotesi di abbandonare il caso, ma che aveva deciso di non farlo perché sarebbe stato un premio al “comportamento scorretto” della difesa. Al-Nashiri, al quale è stato diagnosticato PTSD (Disordine da Stress Post Traumatico) e depressione, rimane detenuto al Campo 7 di Guantanamo. Il ritiro di Spath comporterà un altro lungo rinvio del processo.

 

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