23 Novembre 2018 :
La Corte Suprema degli Stati Uniti non affronta la questione delle condanne a morte irregolari emesse in Florida prima del 2002. Lo hanno comunicato oggi i membri della Corte. Come è noto, la Corte Suprema degli Stati Uniti riceve diverse migliaia di ricorsi ogni anno, ma i casi che vengono affrontati, scelti con criteri di importanza e urgenza, sono, tradizionalmente, circa 100 l’anno. Tutti gli altri casi non vengono respinti nel merito, ma, come si dice in questi casi, “non presi in carico”. Attualmente la Florida ha una legge capitale in linea con quella degli altri stati, e prevede che una condanna a morte possa essere emessa solo dopo un voto unanime della giuria popolare. Fino al 2016 però la legge era diversa, e l’unanimità non era obbligatoria. Il 12 gennaio 2016 (vedi), con la sentenza Hurst v. Florida, la Corte Suprema degli USA aveva dichiarato incostituzionale un aspetto apparentemente minore della legge, il fatto che fosse il giudice e non la giuria popolare a stabilire se ricorressero i presupposti per una condanna a morte. In pratica la procedura corretta prevedrebbe tre voti della giuria popolare: uno sul verdetto di innocenza/colpevolezza, uno per stabilire se sono validi i presupposti (aggravanti/attenuanti) per chiedere la pena di morte, e uno per decidere tra pena di morte o ergastolo senza condizionale. Con una serie di sentenze successive (Perry v. State, Hurst v. State, Asay v. State e Mosley v. State) la Corte Suprema di stato aveva preso atto della decisione della Corte superiore, ma aveva posto un discrimine temporale, il giugno 2002. In quella data infatti la Corte Suprema Usa aveva rivolto un primo invito alla Florida (con la sentenza Ring v. Arizona) ad adeguare la propria legislazione a quella degli altri stati, invito che il parlamento nel corso degli anni non aveva adottato. Dopo la serie di sentenze del 2016, lo stato della Florida ha modificato la legislazione, e ora è obbligatoria l’unanimità per emettere una condanna a morte, ma le istanze di annullamento delle condanne a morte emesse in precedenza hanno avuto esiti diversi. Da allora la Corte Suprema di stato ha annullato diverse decine di condanne a morte diventate definitive dopo il 2002 ed emesse senza unanimità della giuria popolare, ma ne ha confermate quasi altrettante, del tutto equivalenti alle altre ma diventate definitive prima del giugno 2002, ma soprattutto ne ha confermate diverse decine in cui la giuria popolare aveva sì votato all’unanimità, ma la fase precedente era stata decisa dal giudice e non dalla giuria popolare. La motivazione dei respingimenti è stata che, in presenza dell’unanimità della giuria popolare sui verdetti di colpevolezza e di morte, il “danno” che la decisione intermedia fosse stata presa da un giudice era di poco rilievo. Con i 7 casi che oggi la Corte Usa ha deciso di non discutere diventano in tutto 84 i casi di questo tipo, tutti della Florida, che la stessa Corte ha deciso di non discutere. Due giudici hanno votato in dissenso. In uno dei 7 casi respinti oggi, quello di Michael Gordon Reynolds (Reynolds v. Florida), i giudici Stephen Breyer e Sonia Sotomayor hanno motivato il loro dissenso. Secondo Breyer le questioni presenti negli 84 casi della Florida sottolineano la necessità della Corte di rivedere la costituzionalità della pena capitale nel suo insieme: "Ritardi inconsideratamente lunghi che gli imputati capitali devono sopportare in attesa dell'esecuzione, "La questione se Hurst debba essere applicato a tutti i casi in Florida, e "Se l'Ottavo Emendamento richiede che una giuria piuttosto che un giudice facciano la decisione definitiva di condannare a morte un imputato". In definitiva, ha concluso," piuttosto che tentare di affrontare i difetti in modo frammentario, sarebbe più saggio riconsiderare la causa alla radice del problema - la costituzionalità della stessa pena di morte." La Sotomayor ha scritto: "È compito di questa Corte garantire che tutti gli imputati, anche quelli che hanno commesso i crimini più efferati, ricevano una sentenza che sia il risultato di un processo equo. I giurati nei casi della Florida furono ripetutamente istruiti che il loro ruolo era semplicemente consultivo. Il trattamento riservato dalla Corte Suprema della Florida a quelle raccomandazioni consultive come legalmente vincolanti viola il Sesto e l'Ottavo emendamento”. Oltre a Michael Gordon Reynolds, la Corte ha negato il ricorsoa Jesse Guardado; Lenard James Philmore; Michael Anthony Tanzi; Quawn M. Franklin; Norman Mearle Grim; e Ray Lamar Johnston.