10 Dicembre 2019 :
La Corte Suprema degli Stati Uniti il 6 dicembre 2019 ha confermato la sospensione delle esecuzioni federali. Per la precisione, ha respinto (senza entrare nel merito) il ricorso del Dipartimento di Giustizia che chiedeva di annullare il provvedimento del 21 novembre di un giudice federale che sospendeva le esecuzioni, e della Corte d’Appello federale (del 2 dicembre) che aveva già respinto un primo ricorso dell’Amministrazione. La sentenza della Corte Suprema è stata emessa all’unanimità la sera del 6 dicembre, e sostanzialmente ha rigettato il concetto di “urgenza”. La parte “conservatrice” della Corte ritiene probabile che la Corte d’Appello alla fine darà ragione all’Amministrazione, ma che lo farà nei tempi giusti, e fino ad ora l’Amministrazione non ha dimostrato che ci sia un’urgenza tale da giustificare un proprio intervento. I commentatori hanno tutti notato che a dare torto all’Amministrazione Trump, che sollecita le esecuzioni, sono stati, sia in sede di Corte d’Appello (giudice Neomi Rao) che di Corte Suprema (giudici Gorsuch e Kavanaugh), anche i giudici che sono stati nominati proprio da Trump. Il voto odierno assicura che non ci saranno esecuzioni federali nel 2019. Il 25 luglio, il Dipartimento di Giustizia (DOJ), su impulso del Presidente Trump, aveva annunciato che il governo federale intendeva riavviare le esecuzioni federali e che il procuratore generale William Barr aveva ordinato all'Ufficio federale delle carceri (BOP) di adottare un nuovo protocollo specificando che le esecuzioni federali sarebbero state eseguite usando il Pentobarbital. L’ultima esecuzione federale risale al marzo 2003. Barr ha ordinato al BOP di programmare cinque esecuzioni in un periodo di cinque settimane. Il BOP ha fissato le date di esecuzione per Daniel Lewis Lee (9 dicembre), Lezmond Mitchell (11 dicembre), Wesley Ira Purkey (13 dicembre), Alfred Bourgeois (13 gennaio 2020) e Dustin Lee Honken (15 gennaio 2020).