14 Gennaio 2018 :
Ahmed Abu Khattala, accusato di aver partecipato all’attacco del 2012 all’ambasciata degli Stati Uniti a Bengasi, è stato riconosciuto colpevole di 4 capi di imputazione legate al terrorismo, ma assolto da altre 14 imputazioni, comprese 4 di omicidio. Dopo 7 settimane di un processo federale a Washington (United States District Court for the District of Columbia), Abu Khattala, 46 anni, libico, è stato riconosciuto colpevole di: cospirazione per fornire sostegno materiale al terrorismo, danneggiamento e distruzione volontaria, nonché utilizzare e trasportare un'arma semiautomatica durante un crimine di violenza. Cospirazione per fornire sostegno materiale e risorse ai terroristi. Usare, trasportare e scaricare un fucile d'assalto semiautomatico durante un crimine di violenza. Distruggere e ferire volutamente e gravemente abitazioni e proprietà e mettere a repentaglio la vita all'interno della speciale giurisdizione marittima e territoriale degli Stati Uniti. Per quest’ultima imputazione, Abu Kattalah è stato riconosciuto colpevole anche del “reato tentato”. Lo scorso anno il governo, nella figura della pubblica accusa federale, aveva annunciato che avrebbe perseguito una condanna all’ergastolo, e non la pena di morte. Gli analisti all’epoca spiegarono questa scelta con la mancanza di prove del tutto esplicite, e con l’intenzione di tenere un “basso profilo”, essendosi trattato di un imputato catturato nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2014 con una azione sulla costa libica di una squadra della Delta Force, e portato negli Stati Uniti a bordo di una nave militare. Le irregolarità sulla estradizione, e sugli interrogatori a bordo della nave, secondo gli analisti, indicano un problema ricorrente nei processi di terrorismo, e viene fatto il parallelo con il caso di Ahmed Khalfan Ghailani, un tanzaniano catturato nel 2004 in Pakistan, e accusato di aver organizzato per conto di al-Qaeda gli attentati dinamitardi alle ambasciate di Kenia e Tanzania del 7 agosto 1998. L’uomo, detenuto per alcuni anni a Guantanamo, al termine di un processo federale (United States District Court for the Southern District of New York) venne riconosciuto colpevole solo di una imputazione di “cospirazione” e prosciolto da altre 294 imputazioni, comprese quelle di omicidio per le oltre 200 vittime. Il 25 gennaio 2011 il giudice federale ha emesso contro Ghailani una condanna all’ergastolo senza condizionale (sul caso Ghailani vedi anche 5 ottobre 2009). Kattalah è accusato di aver partecipato con un ruolo direttivo all’assalto con cui, l’11 settembre 2012, un gruppo di uomini armati, appartenenti ad Ansar al-Sharia, attaccò la missione diplomatica statunitense a Bengasi, uccidendo 4 statunitensi, tra cui l’ambasciatore J. Christopher Stevens. Le alte vittime furono Sean Smith, un funzionario, e Tyrone S. Woods e Glen Doherty, due contractors della Cia. Il processo contro Kattalah, difeso dall’avvocato Jeffrey Robinson, è iniziato il 2 ottobre. La linea difensiva di Kattalah, ripreso in alcuni video di sorveglianza, è di aver partecipato ad alcuni disordini spontanei seguiti alla pubblicazione su You Tube di un video antiislamico, ma di essere nel complesso poco più di un “passante”. L’attacco all’ambasciata creò forti tensioni politiche negli Stati Uniti, con accuse contro Obama e l’allora ministro degli esteri Hillarry Clinton, di non aver saputo gestire né gli allarmi preliminari, né la situazione di crisi.