16 Marzo 2022 :
Pubblicata l’ultima edizione di "Death Row USA" aggiornata al 1° gennaio 2022 (“DRUSA Winter 2022”): 2.436 persone nei bracci della morte. 2388 nei bracci della morte dei vari stati, 44 nel braccio della morte federale, e 4 nel braccio della morte militare.
Rispetto al rapporto di un anno prima, sono 92 persone in meno, e nel complesso la cifra totale scende ai livelli del 1990.
L’ormai tradizionale rapporto trimestrale DRUSA, curato dal Legal Defense Fund (LDF) del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) conferma il lento ma costante calo della popolazione del braccio della morte iniziato nel 2000. Il 1° luglio 2001, DRUSA riscontrò il livello massimo di detenuti nei bracci della morte: 3.717 persone. Da allora, progressivamente, è diminuito di 1.281 unità, il 34,5%.
Le giurisdizioni in cui è in vigore la pena di morte sono 29 (27 stati, più 2 giurisdizioni: il braccio della morte federale e quello militare), quelle dove è stata abolita 24. Tra le 29 dove è in vigore, 4 sono in stato di moratoria.
Da alcuni anni i curatori del rapporto Drusa hanno introdotto la categoria delle “condanne a morte attive”. Con questo termine si riferiscono a quelle persone che hanno avuto la condanna a morte annullata o nella parte del verdetto di colpevolezza, o nella parte di determinazione della pena, o che comunque sono in attesa della ripetizione del processo o del completamento degli appelli. Tra le persone presenti nei bracci della morte, DRUSA Winter 2022 ne individua 164 le cui condanne non sono “attive”. Si tratta di persone le cui condanne al momento sono annullate, ma potrebbero essere ripristinate con la ripetizione del processo. Del resto, quando una condanna a morte viene annullata, il giudice può stabilire se il detenuto deve essere tolto dal braccio della morte, oppure no. Nella maggior parte dei casi il giudice non dispone l’uscita dal death row, sapendo che contro il suo annullamento farà certamente ricorso la pubblica accusa, e quindi l’annullamento potrebbe essere annullato, anche in tempi relativamente brevi.
Ulteriormente, il rapporto DRUSA scorpora i dati di coloro che al momento non potrebbero essere giustiziati perché nel loro stato è in vigore una moratoria, moratoria che non è previsto termini a breve. Alla data del 1° gennaio 2022, 843 condannati a morte appartengono a bracci della morte di stati in cui era in vigore una moratoria decisa dal Governatore: California (692), Oregon (22) e Pennsylvania (129).
Pur in mancanza di una formale dichiarazione di moratoria, DRUSA considera “in moratoria” anche i 44 detenuti del braccio della morte federale in quanto l’Attorney General (ministro della giustizia) ha ordinato di riesaminare i cambiamenti apportati dall’Amministrazione Trump per accelerare le esecuzioni. La sospensione del protocollo di esecuzione federale viene, in questo conteggio, equiparata ad una moratoria. Nei 3 stati in moratoria e nel braccio della morte federale sono 887 i detenuti che DRUSA considera protetti da una moratoria.
Sottraendo le condanne a morte non attive e quelle delle giurisdizioni in moratoria, DRUSA usa da alcuni anni la categoria delle “persone ad effettivo rischio di esecuzione”, che alla data del 1° gennaio 2022 era di 1.385 persone. Di converso, le condanne a morte “non attive” sono 1.051, il 43,1% del totale.
Come sempre, il braccio della morte più popoloso è quello della California (692), lo stato più popoloso degli Stati Uniti (40 milioni di abitanti) ma anche uno stato che non compie esecuzioni da 15 anni, dal gennaio 2006. Alla California segue: Florida (330), Texas (199), North Carolina (139), Ohio (135) Pennsylvania (129), e Arizona (117). Alcuni stati hanno pochissime persone nel braccio della morte: nel Wyoming il braccio della morte è vuoto, nel New Hampshire e South Dakota c’è 1 detenuto, nel Montana ce ne sono 2, e 4 nel braccio della morte militare (l'ultima esecuzione di un soldato è stata nel 1961). Il detenuto in New Hamphire è in una condizione particolare: lo stato nel 2019 ha abolito la pena di morte, ma non retroattivamente. In questi casi chi si trovava nel braccio della morte al momento dell’abolizione deve attendere che un giudice definisca “sproporzionata” la sua condanna a morte rispetto a chi commettesse lo stesso reato dopo l’abolizione, e ne disponga la commutazione. È quanto è accaduto due trimestri fa in Virginia, dove la pena di morte è stata abolita nel marzo 2021, e l’Amministrazione Penitenziaria è intervenuta di propria iniziativa trasferendo i 2 detenuti del braccio della morte in un “normale” reparto di massima sicurezza.
Il motivo principale del calo del braccio della morte è la diminuzione di nuove condanne. Infatti le nuove condanne sono molte meno rispetto alle condanne eseguite, ai detenuti morti di vecchiaia o di malattia nei bracci ella morte, e alle condanne a morte annullate in appello. Anche l’ambito geografico della pena di morte è sempre più limitato. A livello nazionale, la popolazione nel braccio della morte continua a riflettere le disparità razziali nella pena capitale.
Il 42,3% dei prigionieri nel braccio della morte è bianco, il 41% è nero, il 13,7% latino-americano, l'1,9% asiatico e l’1% nativo americano. Il due per cento di tutti i detenuti nel braccio della morte sono donne, 50. Da quando la pena di morte è stata reintrodotta negli Stati Uniti nel 1976 (la prima esecuzione è stata compita nel 1977) al 1° luglio 2021, sono state giustiziate 1.540 persone: 860 bianchi (55,8%), 528 neri (34,3%), 128 ispanici (8,3%), 17 pellerossa (1,1%), 7 asiatici (0,4%). In totale, 1.523 uomini (98,9%) e 17 donne (1,1%).
"Death Row USA" registra anche la razza e il sesso delle vittime relative alle esecuzioni effettuate. Le 1540 persone giustiziate erano accusate di aver ucciso un totale di 2255 persone. Divise per razza le vittime erano 1.699 bianche (75,3%), 353 nere (15,6%), 155 ispaniche (6,9%), 41 asiatiche (1,8%), e 7 pellerossa (0,3%).
Divise per sesso le vittime erano 1.140 maschi (50,6%), e 1.115 femmine (49,4%). Il 10% delle persone giustiziate (149) aveva rinunciato volontariamente a presentare appello. Dal 1977 ad oggi, e prima che nel 2005 la Corte Suprema vietasse le esecuzioni di minorenni, 23 persone erano state giustiziate per reati commessi da minorenni. Dal 1977 al 1° ottobre 2021, lo stato che ha compiuto più esecuzioni è il Texas: 573. Rispetto alle 1540 persone giustiziate dal 1977 ad oggi, il Texas ha compiuto il 37,2% di tutte le esecuzioni. Segue l’Oklahoma (114, 7,4%), la Virginia (113, 7,3%), la Florida (99, 6,4%) e il Missouri (91, 5,9%).