10 Luglio 2021 :
Un tribunale del Kuwait il 6 luglio 2021 ha condannato a morte un uomo dopo averlo riconosciuto colpevole del rapimento e omicidio di una donna che lo respingeva, un crimine che ha scioccato l’emirato.
L’uccisione di Farah Hamzah Akbar, 32enne madre di due figli, il cui corpo fu lasciato fuori da un ospedale il 20 aprile scorso, dopo il rapimento in pieno giorno, ha suscitato proteste e richieste di giustizia.
"Il verdetto ha colpito nel segno e speriamo che sia sostenuto e attuato in modo che la famiglia possa trovare serenità", ha detto all'AFP l'avvocato della famiglia Akbar, Abdulmohsen al-Qattan.
Ha aggiunto che il caso sarà ora rinviato alla corte d'appello.
L'uomo, che aveva continuato a pedinare Akbar nonostante fosse stato denunciato diverse volte alle autorità, la trascinò fuori da un'auto, nel mese sacro del Ramadan.
La Akbar aveva presentato due denunce per molestie contro l'uomo che voleva una relazione con lei, nonostante fosse già sposata. L’uomo era stato arrestato ma rilasciato su cauzione.
Il Ministero dell'Interno ha detto all’epoca dell'omicidio che la Akbar era stata pugnalata al petto.
L'aggressore è stato arrestato poco dopo e ha confessato il crimine, suscitando molte richieste affinché fosse giustiziato.
Dopo l'omicidio, circa 200 persone, inclusi uomini, si sono radunati per piangere la vittima e chiedere pene più severe per i responsabili di violenze contro le donne.
La società kuwaitiana è considerata una delle più aperte del Golfo. Esiste una legge contro le molestie subite dalle donne, tuttavia nel Paese le discussioni sulla violenza di genere rimangono tabù.
"Le donne in Kuwait chiedono protezione da molestie, abusi e omicidi, chiedono inoltre rifugi e leggi che le proteggano", ha detto all’AFP Lulwa Saleh al-Mulla, responsabile della Società Culturale e Sociale delle Donne Kuwaitiane, dopo il verdetto.
“L'uccisione di Farah è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quando è troppo è troppo," ha aggiunto.