IRAQ: CONDANNATO A MORTE PER L’OMICIDIO DELLA MOGLIE

19 Febbraio 2024 :

Un tribunale di Sulaimani, nel Kurdistan iracheno, il 18 febbraio 2024 ha condannato a morte un uomo per aver bruciato viva la moglie, quasi due anni fa, ribaltando una precedente sentenza che lo aveva condannato all'ergastolo.
La 21enne madre di due figli, Shnyar Hunar, fu bruciata viva dal marito nel febbraio 2022. È morta dopo aver trascorso cinque giorni in ospedale con gravi ustioni. Il marito fu arrestato poco dopo aver commesso il fatto.
Il tribunale aveva condannato l’uomo all’ergastolo nel giugno 2023. Insoddisfatta del verdetto, la famiglia di Shnyar ha deciso di appellarsi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’autore del crimine dovesse invece essere condannato a morte.
"Il tribunale penale di Sulaimani ha preso atto e dato seguito alla decisione della Corte di Cassazione e ha emesso la condanna a morte nei confronti di Hunar Rashid, per aver ucciso sua moglie in modo brutale, bruciandola", ha affermato Awder Ali, l'avvocato che rappresenta la famiglia della vittima, durante una conferenza stampa.
L’articolo 406 del Codice penale iracheno prevede la condanna a morte per chiunque sia ritenuto colpevole di aver ucciso intenzionalmente la vittima, “se l’autore del reato utilizza metodi brutali”.
L’omicidio di Hunar scatenò forti reazioni in tutta la regione del Kurdistan, portando il presidente Nechirvan Barzani e il primo ministro Masrour Barzani a chiedere la fine dei cosiddetti delitti “d’onore” e promettendo il loro impegno per punire i responsabili del femminicidio.
La regione del Kurdistan soffre di alti tassi di violenza di genere, compresa la violenza sessuale, la violenza domestica, la cosiddetta violenza “d’onore”, i matrimoni precoci e la mutilazione genitale femminile.
Secondo la Direzione Regionale per la lotta alla violenza contro le donne, almeno 30 donne sono state uccise nella regione del Kurdistan nel 2023. Nel 2022, la Regione ha registrato il tasso di femminicidi più alto degli ultimi anni, con almeno 44 donne uccise.
I femminicidi nella Regione vengono spesso collegati a “dispute sociali” e “delitti d’onore”, che i perpetratori utilizzano per giustificare l’omicidio delle proprie madri, sorelle, figlie o mogli.

 

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