04 Ottobre 2022 :
Sale a 133 il numero di manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza. 17° giorno di proteste per Mahsa Amini. Più di 40 morti solo il 30 settembre a Zahedan.
Le proteste scatenate dall'omicidio di Mahsa Amini continuano nonostante la sanguinosa repressione e la chiusura di Internet. Nella provincia di Zahedan il 30 settembre le forze di sicurezza hanno ucciso a colpi di arma da fuoco più di 40 persone.
Iran Human Rights condanna con la massima fermezza questi fatti. Il direttore di IHR, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha dichiarato: “L'uccisione di manifestanti in Iran, in particolare a Zahedan, equivale a crimini contro l'umanità. La comunità internazionale ha il dovere di indagare su questo crimine e impedire che altri crimini vengano commessi dalla Repubblica islamica”.
Il 30 settembre, le persone si sono radunate dopo la preghiera del venerdì a Zahedan per protestare contro lo stupro di una ragazza di 15 anni di etnia baluca perpetrata dal capo della polizia di Chabahar. Le proteste sono state represse sanguinosamente dalle forze di sicurezza. “Baluch Activist Campaign” ha pubblicato i nomi di 41 persone uccise quel giorno.
Iran Human Rights conferma che oltre alle vittime di Zahedan almeno altre 92 persone sono finora state uccise dalle autorità della Repubblica Islamica in tutto l'Iran, portando il totale a 133 persone. Al momento di scrivere, fonti ufficiali, che citano il governatore della regione del Sistan-Baluchistan, hanno confermato solo 19 morti e 20 feriti a Zahedan.
Siti web filogovernativi hanno anche pubblicato le confessioni, che sembrano estorte con le farza, di un giovanearrestato a Zahedan. Nei giorni scorsi sono stati diffusi in internet o trasmessi alla televisione di stato altre confessioni estorte ad altri manifestanti. Come è noto, la tesi delle autorità iraniane è che i disordini sono stati pianificati, e vengono diretti, da “potenze straniere”. Con questo termine di soliti si intendono gli Stati Uniti e/o Israele.
Per ostacolare lo scambio di informazioni tra i manifestanti, in molte città è stata interrotta la connessione internet. Instagram, WhatsApp, Signal, Google Play, App Store, Viber, Skype, LinkedIn, quattro giochi online e molte altre piattaforme straniere sono state disattivate e i loro siti Web sono stati filtrati.
Mahsa Amini era una ragazza di 22 anni di Saqqez (Kurdistan) che si era recata a Teheran con la sua famiglia per visitare i parenti, quando, il 14 settembre, è stata arrestata dagli agenti della Polizia Morale il 14 settembre. Poco dopo è svenuta alla stazione di polizia di Vozara ed è andata in coma. Secondo dei testimoni, Mahsa è stata picchiata dagli agenti sia al momento dell’arresto, sia sul furgone che l’ha portata via, sia alla stazione di polizia. È stata ufficialmente dichiarata morta all'ospedale di Kasra il 16 settembre.
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