09 Gennaio 2025 :
La Corte Suprema indiana l'8 gennaio 2025 ha ordinato la liberazione di un uomo che fu condannato a morte più di 23 anni fa nello stato di Uttarakhand per degli omicidi commessi da minorenne.
Per la Corte Suprema, una "grave ingiustizia" è stata inflitta all’uomo dal tribunale di primo grado, dall'Alta Corte e dalla stessa Corte Suprema, che hanno confermato la sua punizione ignorando le prove evidenti secondo cui aveva solo 14 anni al momento del reato.
Correggendo il proprio errore, la Corte presieduta dal giudice MM Sundresh ha affermato: "Questo è un caso in cui l'appellante ha sofferto a causa dell'errore commesso dai tribunali. Siamo stati informati che la sua condotta in prigione è normale, senza alcun rapporto negativo. Ha perso un'opportunità di reintegrarsi nella società. Il tempo che ha perso, senza alcuna colpa da parte sua, non potrà mai essere recuperato".
Ordinando il suo rilascio dalla prigione, anche se la stessa Corte Suprema aveva confermato la sua condanna per gli omicidi di tre persone commessi nel 1994, la Corte Suprema ha affermato che le corti costituzionali hanno il compito di accertare la verità e dare piena attuazione alle legislazioni di welfare sociale come il Juvenile Justice Act, secondo cui la dichiarazione di minore età deve essere stabilita dai tribunali.
La Corte Suprema, che comprendeva anche il giudice Aravind Kumar, ha affermato: "In un paese come il nostro, dove la società è frammentata per vari motivi tra cui, ma non solo, analfabetismo e povertà, il ruolo assegnato alla Corte assume grande importanza. Devono essere date sufficienti opportunità al minore in conflitto con la legge per ottenere i benefici del Juvenile Justice Act del 2015".
La Corte ha esaminato l’appello del condannato, che si era rivolto alla Corte impugnando una sentenza dell'agosto 2019 dell'Alta Corte dell'Uttarakhand che si rifiutava di interferire con l'ordine emesso dal Presidente indiano nell'esercizio dei suoi poteri di grazia ai sensi dell'articolo 72, con cui la condanna a morte era stata commutata in ergastolo senza possibilità di liberazione fino al raggiungimento dei 60 anni di età, nel 2040.
L’appello alla Corte Suprema è stato sostenuto dall'avvocato S Muralidhar, che ha sottolineato come in ogni fase sia stata inflitta un'ingiustizia al condannato che continuava a dire al tribunale di primo grado, all'Alta Corte e alla Corte Suprema di essere minorenne all’epoca del reato.
Il tribunale di primo grado lo ha riconosciuto colpevole nel 2001, respingendo la circostanza della minore età sulla base di un libretto di assegni bancari e del conto che aveva in banca, secondo cui la sua età era di 20 anni al momento del reato.
Con analoghe motivazioni, l’Alta Corte e la Corte Suprema respinsero gli appelli nel 2002.
In seguito il condannato presentò una petizione di revisione alla Corte Suprema, presentando il suo certificato di fine studi, tuttavia la petizione fu respinta nel marzo 2003.
Si rivolse quindi al governatore dell'Uttarakhand, che si rifiutò di modificare la sentenza. Si rivolse di nuovo alla Corte Suprema presentando una petizione scritta sostenendo di essere minorenne all’epoca dei fatti. Anche questa petizione fu respinta nel febbraio 2005, ma la Corte gli permise di presentare una petizione correttiva. Un anno dopo, la sua petizione correttiva fu esaminata dalla Corte Suprema e respinta nel febbraio 2006.
È interessante notare che durante il procedimento relativo alla petizione correttiva, il governo dell'Uttarakhand presentò una dichiarazione giurata riconoscendo che l'età del condannato fosse di 14 anni all’epoca dei crimini. Lo stesso governo produsse i registri scolastici, secondo cui la sua data di nascita era il 4 gennaio 1980. Nonostante questa ammissione, la richiesta correttiva fu respinta. L'unica soluzione che gli rimaneva era bussare alla porta del Presidente, cosa che fece ottenendo la commutazione della condanna a morte, ma senza ottenere il rilascio.
Il giudice Sundresh, scrivendo la sentenza per la Corte Suprema, ha detto: "L'approccio delle corti nel precedente ciclo di contenziosi non è sostenibile agli occhi della legge... Ci si aspetta che la Corte faccia un ulteriore passo avanti in accordo con la propria coscienza circa il fatto che il caso in questione possa interessare le disposizioni della Legge del 2015".
Mentre accantonava l'ordinanza dell’Alta Corte che rifiutava di interferire con l'ordinanza presidenziale, la Corte Suprema ha chiarito che la sua decisione non deve essere interpretata come un'interferenza con il potere esecutivo del Presidente. Piuttosto, ha detto: "La questione che ci interessa è la mancata applicazione da parte della Corte delle disposizioni obbligatorie previste dalla Legge del 2015, con specifico riferimento alla dichiarazione di minore età. Pertanto, non si tratta di una revisione dell'ordine presidenziale, ma di un caso di concessione dei benefici previsti dalla Legge del 2015 a una persona che ne ha titolo".
La Corte Suprema ha ordinato all'autorità per i servizi legali dell'Uttarakhand di svolgere un "ruolo proattivo" nell'identificazione di programmi di assistenza sociale per facilitare la riabilitazione e la "agevole reintegrazione" dell'appellante nella società al momento del suo rilascio.
La Corte ha affermato: "Un minorenne è un prodotto del presente, che ha bisogno di essere plasmato per prosperare in futuro. Il comportamento deviante di un minore in conflitto con la legge dovrebbe essere una preoccupazione della società nel suo insieme. Non si deve perdere di vista il fatto che il minore non è responsabile di un atto criminale, ma ne è piuttosto vittima. In casi del genere, il minore non è altro che un erede del crimine, un'eredità che non desidera assimilare".
Il governo dello stato aveva sostenuto che accogliere la petizione avrebbe creato un precedente negativo in quanto le corti costituzionali non dovrebbero essere viste come se fossero incaricate di esaminare la decisione presidenziale. La Corte Suprema ha affermato: "Bisogna tenere a mente che l'intero sistema giudiziario è finalizzato all’accertamento della verità, che costituisce l’essenza di una decisione... Quando il diritto procedurale ostacola la verità, la Corte deve trovare un modo per rimediare. Non c’è alcun ostacolo per le corti costituzionali nell’esaminare consapevolmente la questione in modo più approfondito, in adempimento al dovere attribuito alle Corti di dare effetto al lodevole obiettivo di una legislazione di welfare sociale".
Il condannato svolgeva l’attività di giardiniere nella casa di un colonnello dell'esercito in pensione a Dehradun. E’ stato riconosciuto colpevole di aver tagliato la gola al colonnello, a sua sorella di 65 anni e al figlio di 27 anni.
Aggredì anche la moglie del colonnello, che però si salvò.
Chiedendo la condanna a morte, il pubblico ministero dello Stato Vanshaja Shukla aveva sottolineato la brutalità del crimine e il fatto che l’imputato fosse fuggito per quasi cinque anni fino al suo arresto, avvenuto con grande difficoltà nel novembre 1999 nel Bengala Occidentale.