19 Giugno 2021 :
Matteo Zamboni su Il Riformista del 18 giugno 2021
Il 7 giugno si è aperta dinnanzi al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europea a Strasburgo la procedura di supervisione dell’esecuzione della sentenza Viola contro Italia del giugno 2019, con la quale la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha sancito che l’ergastolo ostativo viola l’articolo 3 della Convenzione. Abilitato a monitorare lo stato della sua applicazione in concreto, Nessuno tocchi Caino ha inviato aggiornamenti al Comitato, risposto al piano presentato dal (precedente) Governo italiano, sollecitato l’apertura di un dibattito pubblico sulle possibili alternative al regime del carcere ostativo, chiesto al Parlamento di calendarizzare un progetto di riforma dell’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario.
Non è un caso che sia la CEDU sia la Corte costituzionale abbiano demandato al Parlamento il compito di elaborare una riforma dell’art. 4-bis in grado di superare la equiparazione fra collaborazione e ravvedimento, garantendo il bilanciamento di tutti gli interessi in gioco. Come è noto, i giudici della Consulta hanno concesso al Legislatore un anno di tempo per approvare una riforma, rimandando a maggio 2022 la scure della dichiarazione formale di illegittimità costituzionale. La CEDU, invece, non ha il potere di annullare la legge, ma quello di indicare all’Italia, se non altro per evitare condanne a catena, le modifiche necessarie volte a superare le violazioni gravi sofferte dal ricorrente che discendono direttamente dall’applicazione della legge. Le procedure, dunque, sono diverse. Ma è innegabile che siano intimamente connesse.
Per questo Nessuno tocchi Caino ha intrapreso iniziative in entrambi i procedimenti, trasmettendo un intervento amicus curiae alla Consulta e partecipando attivamente alla procedura di supervisione dell’esecuzione della sentenza Viola aperta di fronte al Comitato dei Ministri che “controlla” le misure proposte dai Governi nazionali. Nel caso Viola, Nessuno tocchi Caino ha richiesto al Comitato dei Ministri di “assicurare un dibattito sobrio, aperto e costruttivo” in merito alle possibili alternative al regime ostativo, senza fughe in avanti, ma anche senza rimettere in discussione le decisioni raggiunte dalla CEDU e dalla Corte costituzionale, “nello spirito di massima trasparenza e collaborazione fra istituzioni e società civile”. Inoltre, Nessuno tocchi Caino ha chiesto ai delegati europei di imporre all’Italia un termine preciso entro il quale presentare un progetto di riforma della disciplina. Tali esortazioni sono state di fatto accolte dal Comitato, tant’è che il 9 giugno ha chiesto al Governo di presentare un piano di riforma del regime ostativo entro il 15 dicembre 2021, un termine evidentemente pensato come passaggio interlocutorio per l’approvazione di una legge entro maggio 2022, come chiesto dalla Corte costituzionale.
Il discorso dei diritti umani sta progressivamente spostando l’attenzione dalla fase del contenzioso alla fase dell’esecuzione. In questo ambito, tutti gli studi dimostrano che, se non sono condivisi ai diversi livelli del corpo sociale (dalle istituzioni, alla società civile, ai media, alle scuole e alle Università), i principi sanciti nelle sentenze delle più alte giurisdizioni nazionali e internazionali rimangono lettera morta. Per questo, Nessuno tocchi Caino considera il procedimento di esecuzione della sentenza Viola di fronte al Comitato dei Ministri una ulteriore occasione per portare avanti un serio tentativo di superamento del regime ostativo.
Tutta la giurisprudenza della CEDU e della Corte costituzionale in materia di ergastolo sono basate sul presupposto che non solo le persone cambiano ma che cambiano anche le società stesse, e pratiche che un tempo erano comuni, come per esempio l’esecuzione capitale, da un certo momento in poi diventano inaccettabili. Questo processo di sedimentazione e cambiamento passa anche dalle, ma non si esaurisce nelle, sentenze. Per questo, occorre passare dalla pars destruens alla pars construens, assicurare che le vittorie giuridiche di questi anni portino a un vero cambiamento della realtà, in questo caso, del destino delle oltre 1.700 persone che stanno ancora scontando la pena senza speranza dell’ergastolo ostativo.