09 Luglio 2022 :
Antonella Mascia* su Il Riformista dell’8 luglio 2022
Tracollo sanitario nella casa di reclusione di Sulmona: a denunciarlo è un detenuto, Marcello Viola, il quale ha già presentato invano articolate richieste d’intervento a tutte le autorità amministrative e sanitarie nazionali e locali competenti. Viola è un detenuto noto. È l’ergastolano che ha dato il nome alla sentenza contro l’Italia della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha affermato il “diritto alla speranza” per tutti i condannati al fine pena mai. Un diritto che, dopo la storica sentenza, a lui e ad altre centinaia di ergastolani ostativi viene ancora negato. Non solo il diritto alla speranza, nel carcere in cui “vive” Marcello e in molti altri, viene negato anche un altro fondamentale diritto: il diritto alla salute.
Marcello Viola denuncia che per Sulmona non è mai stata costituita l’Unità operativa complessa mentre esiste ancora e soltanto un Servizio aziendale di medicina penitenziaria, caratterizzato da disorganizzazione e carenza cronica di medici, specialisti, infermieri e operatori socio-sanitari.
Denuncia che dal mese di ottobre 2021 le visite mediche presso l’istituto si svolgono solo una volta alla settimana per un numero massimo di quindici detenuti. Inoltre da anni è impossibile poter avere una visita ordinaria con specialisti in ortopedia e in otorinolaringoiatria, mentre le visite urologiche e di ecografia sono saltuarie e molto limitate per cui solo in caso in cui vi sia l’urgenza di una visita specialistica il detenuto può accedere al medico presso una struttura esterna. Ma in questo modo si nega, di fatto, una prevenzione efficace delle malattie e accade spesso che i detenuti ricevano le cure solo a uno stadio avanzato della malattia, con rischi gravi per la salute.
Denuncia che vi sono gravi criticità legate alla disorganizzazione del servizio sanitario in carcere e queste hanno come conseguenza ritardi non solo per fissare le visite strumentali e specialistiche in esterno, ma anche quelle previste all’interno dell’istituto. Così i detenuti sono costretti a presentare anche quatto o cinque volte consecutive la medesima richiesta ai medici di guardia perché non esiste alcuna forma di registrazione informatica dell’attività svolta: mancano i computer presso gli ambulatori dove i medici eseguono le visite, mentre quelli in dotazione ai medici di guardia non hanno programmi per trascrivere l’attività medica svolta in occasione della visita.
Marcello Viola ha sollecitato più volte la possibilità di attivare anche per Sulmona la telemedicina, meccanismo previsto per altre realtà esistenti nella Regione Marche, ma non ha mai avuto risposta.
Denuncia poi che il servizio di fisioterapia, che era sempre stato attivo a Sulmona, è stato dimezzato quando la maggior parte dei detenuti sono anziani e ristretti da alcuni decenni o anche più, con patologie croniche e preminentemente ortopediche. Adesso l’attesa per l’accesso alla fisioterapia è di circa otto o dieci mesi con gravi conseguenze sulla salute dei pazienti.
Denuncia inoltre che a maggio 2022 sono stati licenziati tutti gli operatori socio-sanitari, nonostante la loro professionalità e senza tener conto che in periodo di pandemia hanno svolto un eccellente lavoro con grande dedizione. Peraltro il vuoto venutosi a creare non sembra possa essere colmato con altro personale e i pochi infermieri presenti non potranno di certo svolgere l’attività degli operatori socio-sanitari licenziati.
Denuncia infine che il servizio di psichiatria è stato di recente ridotto e ridimensionato e che non c’è accesso a farmaci salvavita.
Marcello Viola ritiene che tutte queste criticità incidano significativamente sul diritto alla salute e sulla dignità stessa delle persone recluse e che purtroppo trasformano chi è detenuto in una persona diversa con diritti diversi. Ricorda di aver già chiesto a più riprese l’intervento delle autorità competenti per permettere il miglioramento dell’accesso alle cure per le persone recluse, ma non ha ricevuto alcuna risposta in concreto.
Per tutte queste ragioni e richiamando che l’art. 32 della Costituzione tutela la salute di tutti e quindi anche delle persone ristrette, dal 28 giugno 2022 Marcello Viola ha iniziato lo sciopero del vitto a oltranza fino a quando i disservizi denunciati non saranno risolti.
Sulle carenze del sistema sanitario alle persone detenute vi sono denunce dei Garanti regionali e del Garante nazionale e sul tema si sta interessando anche la Corte europea dei diritti dell’uomo che il 9
maggio 2022 ha comunicato diversi casi allo Stato italiano aventi a oggetto la mancanza di adeguate cure mediche in carcere. In particolare, facendo riferimento agli articoli 3 e 8 della Convenzione, i Giudici di Strasburgo chiedono alle autorità italiane se abbiano fornito gli esami, le cure e gli interventi chirurgici richiesti. Dobbiamo attendere un’altra sentenza “Viola verso Italia” per porre rimedio alla disastrosa situazione della sanità penitenziaria nel nostro Paese?
* avvocato difensore di Marcello Viola