26 Aprile 2025 :
Sergio D’Elia su l’Unità del 26 aprile 2025
Papa Francesco è stato non solo un capo spirituale ma anche il Capo di Stato più attento allo Stato di diritto e al rispetto dei diritti umani, soprattutto nei confronti degli ultimi. I migranti che ha accolto e protetto nel loro viaggio della speranza. Come il viaggio approdato nell’isola di Lesbo, alle porte dell’Europa, sbarrate. “Ti stavo vicino a Lesbo quando abbracciavi la carne martoriata di quelle donne, di quei bambini, e di quegli uomini che nessuno vuole accogliere in Europa”, gli scrisse poco prima di andarsene Marco Pannella dalla sua stanza all’ultimo piano, “vicino al cielo”. “Questo è il Vangelo che io amo e che voglio continuare a vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scartano”. E i carcerati, che Papa Francesco, in comunione con Marco, ha difeso e visitato fino all’ultimo respiro in quell’opera cristiana di misericordia corporale, “visitare i carcerati”, a cui noi di Nessuno tocchi Caino laicamente e incessantemente cerchiamo di d are corpo.
Nel 2015 abbiamo conferito a Papa Francesco il nostro Premio L’Abolizionista dell’Anno per il suo impegno contro la pena di morte e non solo. Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà – aveva affermato e invocato – sono chiamati a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, ma anche dell’ergastolo, che è “una pena di morte nascosta”. E contro la tortura, non solo quella che come primo atto del suo Pontificato classificò come reato che introdusse nei codici vaticani. Ma anche quella “forma di tortura che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza”. Dove “la mancanza di stimoli sensoriali, la completa impossibilità di comunicazione e la mancanza di contatti con altri esseri umani, provocano sofferenze psichiche e fisiche come la paranoia, l’ansietà, la depressione e la perdita di peso e incrementano sensibilmente la tendenza al suicidio”.
Dopo il Premio L’Abolizionista dell’Anno”, ci spiace non aver fatto in tempo a consegnare a Papa Francesco anche la tessera ad honorem di Nessuno tocchi Caino che nel 2025 gli abbiamo dedicato “per la sua universale opera di misericordia del Visitare i carcerati, per la sua straordinaria capacità di aprire le porte e i cuori alla speranza”. La conserveremo con cura e amore, quella tessera, nella nostra teca dei ricordi più preziosi e vivi.
È indimenticabile e di esempio per le future generazioni il messaggio radicalmente cristiano incarnato da Francesco: non giudicare, chi è senza peccato scagli la prima pietra. La sua opera di identificazione coi poveri cristi messi in croce nelle carceri di tutto il mondo. Chi l’ha mai fatto? Avete mai sentito un capo politico dire “Ogni volta che vengo in carcere la prima domanda che mi faccio è: perché loro e non io”? Papa Francesco lo ha sempre detto, l’ultima volta all’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia. Un atto straordinario quello di aprire la Porta Santa in un luogo chiuso, il carcere e, in tal modo, seduta stante, “liberare” i carcerati. Un atto simbolico, di apertura, con il quale il Papa ha chiuso il carcere. Dopo la tortura, la pena di morte, l’ergastolo e il 41 bis, Papa Francesco – anche se nessuno se n’è accorto – ha abolito il carcere, un istituto anacronistico, ormai fuori dal tempo e fuori dal mondo che del significato lette rale della parola, che dall’aramaico “carcar” trae origine, ha svelato tutta la sua essenza, quella di sotterrare, tumulare.
“È un bel gesto quello di spalancare, aprire le porte”, aveva detto Francesco a Rebibbia. “Ma più importante è aprire i cuori alla speranza”. La speranza, Spes contra spem, un altro punto di incontro di Papa Francesco con Marco Pannella, con il suo modo di pensare, di sentire e di agire nella vita e nella lotta politica. L’essere speranza contro ogni speranza è “il vento dello spirito che muove il mondo”, aveva convenuto Marco, nella sua ultima lettera prima di andarsene, indirizzata proprio a Papa Francesco.
Ora più che mai dobbiamo su questo fronte fare della sua mancanza una presenza come cerchiamo di fare anche per Marco Pannella. Oggi più che mai, in nome di Papa Francesco, con il sostegno anche dell’azione nonviolenta dello sciopero della fame intrapreso da Rita Bernardini, Nessuno tocchi Caino chiede al Parlamento un atto di clemenza che riconosca a tutti i detenuti un anno di riduzione della pena. Decida il Parlamento, che sia un anno di indulto o un anno di liberazione anticipata speciale. Ma decida, e se non vuole darlo ai carcerati lo conceda a Papa Francesco che lo ha invocato fino all’ultimo, finchè ha avuto un alito di voce, prima di “ritornare alla casa del Signore”.
A ben vedere, un anno di riduzione della pena in quest’anno giubilare, sarebbe un anno di grazia e di redenzione per tutti.
Non solo per i detenuti, i dannati della terra, ma anche per i detenenti, condannati a condizioni di lavoro infami, e per lo Stato italiano, dannato dalla Giustizia europea per i suoi reiterati trattamenti inumani e degradanti ai danni di persone private della libertà e sottoposte alla sua custodia.