FIDH: RAPPORTO SULLA PENA DI MORTE IN COREA DEL NORD

Guardie di frontiera nordcoreane

23 Maggio 2013 :

in un Rapporto pubblicato oggi, intitolato "La pena di morte in Corea del Nord: nella macchina di uno Stato totalitario", la FIDH (Fédération Internationale des Droits de l'Homme) denuncia la natura e la quantità delle esecuzioni in Corea del Nord. Il Rapporto conclude che la pena di morte rimane, in Corea del Nord, una parte essenziale del sistema totalitario esistente. A causa della mancanza di accesso alla Corea del Nord per le organizzazioni indipendenti per i diritti umani e della difficoltà di ottenere dati da parte delle autorità, FIDH ha inviato una missione di studio a Seoul nel dicembre del 2012 per raccogliere testimonianze di prima mano da un totale di 12 richiedenti asilo nordcoreani.
Negli anni '90, durante la grande carestia, il regime ha ampiamente usato la pena di morte, al fine di mantenere l'ordine con la forza e il terrore e quindi scoraggiare qualsiasi atto eversivo, inclusi i tentativi di fuggire all'estero. Oltre un migliaio di esecuzioni pubbliche sono state effettuate in pochi anni. Da allora, il governo ha continuato a usare la pena di morte su larga scala come strumento repressivo, giustiziando persone colpevoli di cosiddetti "reati economici", "tradimento" o altri reati vagamente definiti, ricorrendo in pratica alla pena di morte per chiunque ritenuto un disturbo dell'ordine pubblico.
"In Corea del Nord, atti insignificanti, che secondo il regime minacciano la legittimità o l'ideologia dello Stato, tra cui il culto della personalità per i leader del Paese, possono portarti davanti a un plotone di esecuzione", ha dichiarato Souhayr Belhassen, Presidente di FIDH.
 

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