13 Marzo 2022 :
Il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite il 10 marzo 2022 ha condannato la Bielorussia per l’esecuzione di Victor Pavlov, il cui caso è ancora all’esame del Comitato. Victor Pavlov è la quindicesima persona a partire dal 2010 la cui condanna capitale è stata eseguita nonostante il suo caso fosse ancora pendente davanti al Comitato per i Diritti Umani. Il Comitato aveva chiesto alla Bielorussia di sospendere l’esecuzione mentre gli esperti indipendenti esaminavano le denunce di violazione dei diritti umani nel suo caso.
Pavlov era stato arrestato il 3 gennaio 2019 con l’accusa di omicidio e furto. Aveva firmato una confessione lo stesso giorno senza la presenza di un avvocato. Era stato immediatamente posto in custodia cautelare da un pubblico ministero e cinque mesi dopo era stato portato davanti a un giudice. Era stato condannato a morte dal tribunale regionale di Vitebsk nel luglio 2019. A seguito del suo appello la Corte Suprema della Bielorussia aveva confermato la decisione del tribunale nel novembre dello stesso anno.
Nel 2020 Pavlov si è rivolto al Comitato per i Diritti Umani sostenendo di essere stato torturato durante la detenzione, di essersi visto negare l’accesso all’assistenza legale e di essere stato sottoposto a un processo iniquo. Il Comitato ha registrato la denuncia di Pavlov e ha avviato l’esame del suo caso.
Oltre a ribadire le sue richieste di sospensione dell’esecuzione, dal giugno 2021 il Comitato ha chiesto più volte chiarimenti alla Bielorussia sulla situazione di Pavlov, alla luce delle informazioni ricevute secondo cui era stato giustiziato a porte chiuse. La Bielorussia non ha tuttavia risposto alle ripetute richieste della Commissione.
Recentemente un tribunale della Bielorussia ha finalmente informato la famiglia di Pavlov che la pena di morte è già stata eseguita, senza fornire alcuna informazione sulla data dell’esecuzione e luogo di sepoltura.
In casi simili il Comitato ha ritenuto che l’esecuzione segreta costituisca una violazione del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.
«Nei casi di pena di morte, la mancata comunicazione ai parenti, da parte di uno stato parte, delle informazioni sulla data dell’esecuzione di una persona e sul luogo di sepoltura del corpo lascia le famiglie in uno stato di angoscia e stress psichico, il che costituisce una violazione del Patto», ha spiegato Arif Bulkan, vicepresidente della Commissione per i Diritti umani.
Il Comitato «ha inoltre ritenuto che il mancato rispetto da parte della Bielorussia della sua richiesta di misure provvisorie costituisca una violazione del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, in base al quale gli stati parte sono obbligati a cooperare con lealtà con il Comitato. La procedura sulle misure provvisorie ai sensi del Protocollo Opzionale mira a impedire a uno stato parte di intraprendere qualsiasi azione che avrebbe conseguenze irreparabili. La Bielorussia ha aderito al Protocollo Opzionale nel 1992».
La Bielorussia «resta l’ultimo paese in Europa e in Asia centrale ad applicare la pena di morte». Nel suo ultimo rapporto sulla Bielorussia, pubblicato nel novembre 2018, il Comitato per i Diritti Umani ha sottolineato che la Bielorussia «dovrebbe considerare l’istituzione di una moratoria sulle esecuzioni come primo passo verso l’abolizione per legge della pena di morte e la ratifica del Protocollo al Patto, commutare in pene detentive tutte le condanne a morte pendenti e aumentare gli sforzi per cambiare la percezione pubblica sulla necessità di mantenere la pena di morte». Nonostante l’esecuzione di Victor Pavlov, il Comitato per i Diritti Umani, come fa abitualmente, completerà l’esame del suo caso in una delle prossime sessioni.