ASSOLTO MA CONFISCATO, A 81 ANNI NON HO UNA CASA. COSÌ LO STATO DISTRUGGE INTERE FAMIGLIE

26 Luglio 2025 :

Gli articoli di questa settimana, interamente dedicata al sistema medievale italiano delle misure di prevenzione, sono anche l’annuncio di un evento dal titolo “La confisca senza reato: il caso Cavallotti c. Italia secondo Paulo Pinto de Albuquerque” che si svolgerà a Palermo il 29 luglio, alle ore 16, in Via della Libertà 62.


Giuseppe Pontoriero sull’Unità del 26 luglio 2025


La mia vicenda inizia nel 2009, quando due clienti, di cui ero consulente, vengono indagati per riciclaggio di denaro proveniente dalla cosca Spagnolo e nell’indagine vengo coinvolto anch’io, essendo in quel periodo anche amministratore di una loro società. Mentre opto per il patteggiamento, gli altri imputati seguono il processo ordinario che li vede assolti perché il fatto non sussiste. Una volta scoperte le loro assoluzioni, chiedo la revisione del patteggiamento e ottengo la medesima assoluzione. Nonostante ciò, vengo etichettato indelebilmente come il contabile della mafia. Da quel momento, subisco continui controlli, anche da parte della Guardia di Finanza e da uno di essi scaturisce una nuova inquisizione, un nuovo processo. Questa volta per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti che, seppur si prescriva, si conclude con una condanna per evasione di circa 100.000 euro.
Purtroppo, prima del processo di revisione, subisco una misura di prevenzione che si conclude con la confisca totalitaria delle due società di famiglia, risalenti al 1988. Tentiamo la revocazione che viene dichiarata inammissibile perché, secondo la corte, doveva essere proposta entro il termine perentorio di sei mesi dall’assoluzione degli altri due coimputati, vanificando quindi l’assoluzione. La Cassazione annulla con rinvio per un nuovo giudizio, in quanto la corte di merito non può non tenere conto dell’assoluzione che si è cristallizzata a seguito di un giudizio ad personam, dal quale è logico far decorrere il termine per la proposizione della domanda di revocazione. Intanto passa un altro anno inutilmente.
Nel nuovo giudizio, dopo diversi rinvii, finalmente si celebra la tanto attesa udienza. Dopo appena un mese l’ennesima doccia fredda. La Corte rigetta la revocazione. Viene riconosciuto che a mio carico non ci siano reati legati alla criminalità organizzata, che la prima evasione risalga al 2004 e che quindi prima di tale anno risulti incensurato, ma si ipotizza che sarebbe realistico ritenere che, non reati, non fatti ma “schemi comportamentali” si possano estendere agli anni precedenti, giustificando la confisca di tutti i nostri beni, anche quelli acquisiti prima del 2004.
Si sono scritte sentenze con un gioco di parole che hanno avuto l’effetto di disintegrare il passato mio e di mia moglie e di annientare il futuro di mia figlia e dei miei nipoti. È stata attribuita dai magistrati una sproporzione al nostro nucleo famigliare di oltre un milione di euro ma quella sproporzione tra entrate e uscite è un calcolo a scalare, ciò vuol dire che per ogni anno è già riportato il risultato dell’anno precedente e non è una semplice addizione di somme. Infatti la stessa Dia, effettuando il corretto calcolo matematico a scalare, aveva indicato una sproporzione di circa 17.000 euro.
Se non c’è certezza nel diritto, c’è nella matematica che non è un’opinione. Se un calcolo a scalare è pari a 17.000 non ci si può inventare un valore esponenziale di oltre un milione per sostenere la sproporzione e giustificare la confisca di un patrimonio intero. Perché dietro questi errori, ci sono delle vite, con cui non si può giocare, come con i numeri o con le parole. Non c’è giorno o momento in cui mi domando il motivo per il quale ci è capitato tutto questo. Perché sono nato in Calabria? Perché ho commesso la leggerezza di amministrare una società in nome e per conto di due soggetti assolti perché il fatto non sussiste e io a mia volta? Perché?
Viviamo in una dittatura che ha calpestato la mia dignità di essere considerata una persona rispettabile. Sulla base di ipotesi, di errori matematici, dell’opinione soggettiva di un magistrato su schemi comportamentali di un soggetto qualunque, lo Stato annichilisce intere famiglie, si impossessa di tutto ciò che possiedi, ti umilia, getta fango sui giornali e ti abbandona per strada, senza curarsi né delle tue ragioni né delle tue condizioni. Ho dedicato la mia esistenza al lavoro e, a ottant’uno anni, mi ritrovo senza casa. Con difficoltà, ho voluto raccontare gli anni più dolorosi della mia vita, per rivolgere un appello a quanti stanno vivendo lo stesso incubo, per incentivare a denunciare queste sopraffazioni, perché solo dalla conoscenza, dall’informazione e dal confronto si può portare alla luce questo mondo sommerso e solo scuotendo le coscienze si può finalmente trovare giustizia, non solo per gli innocenti che le subiscono ma per il bene e il futuro economico e sociale dell’intera comunità.

 

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