USA - Texas. La Corte d’Appello NON ha commutato la condanna a morte di Bobby Moore.

Texas - Bobby Moore

08 Giugno 2018 :

La Corte d’Appello NON ha commutato la condanna a morte di Bobby Moore. Moore è un detenuto con disabilità mentale che ha ottenuto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti l’annullamento della condanna perché la disabilità era stata valutata con sistemi troppo rigidi e ormai scientificamente superati (vedi 28 marzo 2017), ed aveva anche ottenuto un parere favorevole da parte della Pubblica Accusa (vedi 1 novembre 2017), ma oggi si è visto confermare, con un voto 4-3, la condanna a morte da parte della Texas Court of Criminal Appeals, che è per procedura quella incaricata di rivedere i casi cassati dalla Corte Suprema. Moore, 59 anni, nero, venne condannato a morte il 24 luglio 1980 nella Harris County con l’accusa di aver ucciso il 25 aprile 1980, durante una rapina in un negozio, Jim McCarble, 73 anni. Il 17 giugno 2003 Moore, assistito da nuovi avvocati, contestò che ai sensi dell’Ottavo Emendamento e della sentenza Atkins v. Virginia (Corte Suprema degli Stati Uniti, 20 giugno 2002) la sua esecuzione non poteva essere consentita in quanto portatore di ritardo mentale (definizione che in seguito verrà aggiornata con “deficit intellettivo”). Nel 2014 un giudice di stato esaminò il ricorso, e dopo aver ascoltato diversi esperti concluse che Moore, il cui quoziente intellettivo era stato misurato in 70,6 punti, rientrava negli standard del ritardo mentale, e come tale non poteva essere giustiziato. La sentenza venne impugnata dalla pubblica accusa, e la Texas Court of Criminal Appeals aveva annullato l’annullamento. Il 28 marzo 2017 la Corte Sprema degli Stati Uniti, con la sentenza Moore v. Texas, aveva dichiarato incostituzionale il metodo per valutare la disabilità intellettuale utilizzato in Texas. Più precisamente, la Corte Sprema aveva annullato la decisione della corte d’appello, e aveva confermato la validità della sentenza precedente. Per la Corte Suprema di Washington (che aveva votato 5-3), il metodo di valutazione della corte d’appello, basato su protocolli vecchi di 25 anni, doveva considerarsi scientificamente superato in quanto basato largamente su concetti stereotipati, noti come “fattori Briseño” (dal nome di una sentenza del 1992 in cui per la prima volta venivano elencati 7 criteri di giudizio). La Corte d’appello inoltre aveva fatto riferimento a una sentenza del 2004 che citava un famoso personaggio letterario, Lennie Small, nel romanzo “Uomini e topi” di John Steinbeck, come esempio di una persona nei confronti della quale non si dovrebbe procedere con l’esecuzione. A marzo la Corte Suprema aveva deciso che i fattori Briseño o citare Lennie Small come parametro di chi è o non è un ritardato mentale non è un metodo scientifico. Nel 2014 la stessa Corte Suprema Usa aveva già affrontato il tema del ritardo mentale, e in un caso proveniente dalla Florida (Hall v. Florida) aveva dichiarato incostituzionale la legge di quello stato nella parte in cui era troppo rigida e formale nel fissare a 70 punti il limite del deficit intellettivo. La sentenza di marzo 2017 si rifaceva a quella sentenza, ma oltre al deficit cognitivo indicava che deve essere preso in considerazione anche il deficit adattivo. La Corte Suprema aveva rimandato il caso di Moore alla Corte d’Appello del Texas. Il 1 novembre 2017 la procuratrice della Harris County Kim Ogg, Bianca, Democratica, aveva comunicato alla Corte d’Appello di riconoscere la disabilità intellettiva dell’imputato, e di concordare che la sua pena venisse rideterminata in un ergastolo. La Corte d’Appello invece oggi ha deciso di dover aggiornare i propri standard, ma anche con i nuovi standard di ritenere che Moore non abbia i requisiti per veder riconosciuta la disabilità intellettuale, e di confermare quindi la condanna a morte. A riprova della propria affermazione, la Corte d’Appello ha indicato che Moore durante la detenzione avrebbe imparato a leggere e scrivere, ed inoltre sa svolgere la procedura per effettuare acquisti dal negozio interno al carcere. I giudici che hanno votato in dissenso hanno allegato una loro opinione di 67 pagine. La Procuratrice Ogg non ha risposto alle domande della stampa, ma gli osservatori hanno fatto notare che un eventuale mandato di esecuzione dovrebbe essere richiesto da lei, cosa che non sembra probabile.

 

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