15 Ottobre 2020 :
Pubblicata l’ultima edizione di "Death Row USA" aggiornata al 1° luglio 2020.
A quella data, nei bracci della morte degli Stati Uniti (28 stati, più 2 giurisdizioni: il braccio della morte federale e quello militare) c’erano 2.591 persone. Tre mesi prima, al precedente rapporto, erano 2.603. Rispetto al rapporto trimestrale precedente ora c’è uno stato in meno dove è in vigore la pena di morte, il Colorado, dove la legge abrogativa è stata firmata dal governatore il 23 marzo 2020. Si tratta di un calo di 12 unità in un trimestre, periodo durante è stata effettuata una sola esecuzione. Rispetto a 12 mesi prima il calo è stato di 65 unità. Tra il 1° luglio 2019 e il 1° luglio 2020 le esecuzioni sono state 18, quindi altri 47 detenuti sono usciti dei bracci della morte per altri motivi: annullamenti, proscioglimenti, commutazioni, o morte naturale.
L’ormai tradizionale rapporto trimestrale DRUSA, curato dal Legal Defense Fund del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) rileva che la popolazione del braccio della morte è diminuita ogni anno dal 2000. Il 1° gennaio 2000, DRUSA contò 3.652 persone nel braccio della morte o in attesa di ripetizione del processo capitale. In poco meno di 20 anni il braccio della morte Usa è calato di 1061 persone, una diminuzione del 29%.
Una analisi del Death Penalty Information Center sui dati di “Death Row USA Spring 2020” ricorda che il numero minimo di detenuti nei bracci della morte venne registrato nel 1991 (2.547), e il numero massimo nel 2000 (3.593).
Il rapporto scorpora i dati, e calcola quanti detenuti sono nel braccio della morte alle prese con una “condanna a morte attiva”, intendendo con questo termine che non bisogna calcolare chi è ancora nel braccio della morte ma nel frattempo ha avuto la condanna a morte annullata o nella parte del verdetto di colpevolezza, o nella parte di determinazione della pena, o che comunque è in attesa della ripetizione del processo o del completamento degli appelli.
Si tratta di 181 persone le cui condanne al momento sono annullate, ma potrebbero essere ripristinate con la ripetizione del processo. Del resto, quando una condanna a morte viene annullata, il giudice può stabilire se il detenuto deve essere tolto dal braccio della morte, oppure no. Nella maggior parte dei casi il giudice non dispone l’uscita dal death row, sapendo che contro il suo annullamento farà certamente ricorso la pubblica accusa, e quindi l’annullamento potrebbe essere annullato, anche in tempi relativamente brevi.
Fatta questa premessa, le persone nel braccio della morte con una condanna a morte definitiva sono 2.410, 37 in più rispetto al trimestre scorso, e 59 in meno rispetto alle 2.469 condanne a morte attive al 1° luglio 2019.
Ulteriormente, il rapporto DRUSA scorpora i dati di coloro che al momento non potrebbero essere giustiziati perché nel loro stato è in vigore una moratoria che non è previsto termini a breve. Nel rapporto scorso erano 4 gli stati in cui era in vigore una moratoria decisa dal Governatore, ma nel frattempo, uno di questi stati, il Colorado, il 23 marzo ha abolito la pena di morte e commutato le condanne degli unici due detenuti in ergastoli senza condizionale. Alla data del 1° luglio 2020 vanno quindi considerati non a rischio di esecuzione imminente i detenuti dei bracci della morte di California, Pennsylvania, e Oregon, un totale di 893 persone. Questo fa scendere il numero di detenuti a “effettivo rischio di esecuzione” a 1517.
Drusa calcola quindi che nei bracci della morte solo il 58,5% delle condanne sia “ad effettivo rischio di esecuzione”.
Come sempre, il braccio della morte più popoloso è quello della California (724), lo stato più popoloso degli Usa ma anche uno stato che non effettua esecuzioni da 14 anni e mezzo, dal gennaio 2006. Seguono Florida (346), Texas (214), Alabama (172), Pennsylvania (142), North Carolina (145), Ohio (141) e Arizona (119).
Alcuni stati hanno pochissime persone nel braccio della morte: 1 in New Hampshire, South Dakota e Wyoming, 2 in Montana e Virginia, 4 nel braccio della morte militare (l’ultima esecuzione di un militare risale al 1961).
Il motivo principale del calo del braccio della morte è la diminuzione di nuove condanne a morte. Infatti le nuove condanne sono molte meno rispetto alle condanne eseguite, ai detenuti morti di vecchiaia o di malattia nei bracci ella morte, e rispetto alle condanne a morte annullate in appello. Anche l’ambito geografico della pena di morte è sempre più limitato. A livello nazionale, la popolazione nel braccio della morte continua a riflettere le disparità razziali nella pena capitale.
Il 42,2% dei prigionieri nel braccio della morte è bianco, il 41,3% è nero, il 13,5% latino-americano, l'1,8% asiatico e l'1,0% nativo americano. Il due per cento di tutti i prigionieri nel braccio della morte sono donne, 53.
Da quando la pena di morte è stata reintrodotta negli Stati Uniti nel 1976 (la prima esecuzione è stata compita nel 1977) al 1° luglio 2020, sono state giustiziate 1.518 persone: 849 bianchi (55,9%), 518 neri (34,1%), 128 ispanici (8,4%), 16 pellerossa (1%), 7 asiatici (0,4%). In totale, 1.502 uomini (98,95 %) e 16 donne (1,05 %).
"Death Row USA" registra anche la razza e il sesso delle vittime relative alle esecuzioni effettuate. Le 1517 persone giustiziate erano accusate di aver ucciso un totale di 2216 persone.
Divise per razza le vittime erano 1.676 bianche (75,6%), 339 nere (15,3%), 155 ispaniche (7%), 41 asiatiche (1,8%), e 5 pellerossa (0,2%).
Divise per sesso le vittime erano 1.127 maschi (50,8%), e 1.089 femmine (49,1%). Il 10% delle persone giustiziate (149) aveva rinunciato volontariamente a presentare appello. Dal 1977 ad oggi, e prima che nel 2005 la Corte Suprema vietasse le esecuzioni di minorenni, 23 persone erano state giustiziate per reati commessi da minorenni.
https://www.naacpldf.org/wp-content/uploads/DRUSASummer2020.pdf