16 Agosto 2020 :
Pubblicata l’ultima edizione di "Death Row USA" aggiornata al 1° aprile 2020.
A quella data, nei bracci della morte degli Stati Uniti (29 stati, più 2 giurisdizioni: il braccio della morte federale e quello militare) c’erano 2.603 persone. Tre mesi prima, al precedente rapporto, erano 2.620.
Si tratta di un calo di 17 unità in un trimestre, periodo durante il quale unitàle esecuzioni sono state 5. Rispetto a 12 mesi prima il calo è stato di 70 unità, il 2,6%. Tra il 1° aprile 2019 e il 1° aprile 2020 le esecuzioni sono state 32, quindi altri 38 detenuti sono usciti dei bracci della morte per altri motivi: annullamenti, proscioglimenti, commutazioni, o morte naturale.
L’ormai tradizionale rapporto trimestrale DRUSA, curato dal Legal Defense Fund del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) rileva che la popolazione del braccio della morte è diminuita ogni anno dal 2001, ed è diminuita di 1.049 unità (28,7%) dall'inizio del secolo, quando, il 1° gennaio 2000, DRUSA contò 3.652 persone nel braccio della morte o in attesa di ripetizione del processo capitale.
Una analisi del Death Penalty Information Center sui dati di “Death Row USA Spring 2020” ricorda che il numero minimo di detenuti nei bracci della morte venne registrato nel 1991 (2.547), e il numero massimo nel 2000 (3.593)
Il rapporto scorpora i dati, e calcola quanti detenuti sono nel braccio della morte alle prese con una “condanna a morte attiva”, intendendo con questo termine che non bisogna calcolare chi è ancora nel braccio della morte ma nel frattempo ha avuto la condanna a morte annullata o nella parte del verdetto di colpevolezza, o nella parte di determinazione della pena, o che comunque è in attesa della ripetizione del processo o del completamento degli appelli.
Si tratta di 230 persone le cui condanne al momento sono annullate, ma potrebbero essere ripristinate con la ripetizione del processo. Del resto, quando una condanna a morte viene annullata, il giudice può stabilire se il detenuto deve essere tolto dal braccio della morte, oppure no. Nella maggior parte dei casi il giudice non dispone l’uscita dal death row, sapendo che contro il suo annullamento farà certamente ricorso la pubblica accusa, e quindi l’annullamento potrebbe essere annullato, anche in tempi relativamente brevi.
Fatta questa premessa, le persone nel braccio della morte con una condanna a morte definitiva sono 2.373, sette in meno rispetto al 1° gennaio 2020, e 70 in meno (una diminuzione del 2,9%) rispetto alle 2.443 condanne a morte attive al 1° aprile 2019.
Ulteriormente, il rapporto DRUSA scorpora i dati di coloro che al momento non potrebbero essere giustiziati perché nel loro stato è in vigore una moratoria che non è previsto termini a breve. Nel rapporto scorso erano 4 gli stati in cui era in vigore una moratoria decisa dal Governatore, ma nel frattempo, uno di questi stati, il Colorado, il 23 marzo ha abolito la pena di morte e commutato le condanne degli unici due detenuti in ergastoli senza condizionale. Alla data del 1° aprile 2020 vanno quindi considerati non a rischio di esecuzione imminente i detenuti dei bracci della morte di California, Pennsylvania, e Oregon, un totale di 897 persone. Questo fa scendere il numero di detenuti a “effettivo rischio di esecuzione” a 1523. Drusa calcola quindi che nei bracci della morte solo il 58,5 delle condanne sia “ad effettivo rischio di esecuzione”.
Come sempre, il braccio della morte più popoloso è quello della California (724), lo stato più popoloso degli Usa ma anche uno stato che non effettua esecuzioni da 14 anni, dal gennaio 2006. Seguono Florida (346), Texas (217), Alabama (173), Pennsylvania (145), North Carolina (145), Ohio (140) e Arizona (120).
Il motivo principale del calo del braccio della morte è la diminuzione di nuove condanne a morte. Infatti le nuove condanne sono molte meno rispetto alle condanne eseguite, ai detenuti morti di vecchiaia o di malattia nei bracci ella morte, e rispetto alle condanne a morte annullate in appello. Anche l’ambito geografico della pena di morte è sempre più limitato. A livello nazionale, la popolazione nel braccio della morte continua a riflettere le disparità razziali nella pena capitale.
Il 42,2% dei prigionieri nel braccio della morte è bianco, il 41,4% è nero, il 13,5% latino-americano, l'1,8% asiatico e l'1,0% nativo americano. Tra gli stati con almeno 10 prigionieri nel braccio della morte, il Nebraska (75%), il Texas (73%) e la Louisiana (71%) sono gli stati con la più alta percentuale di minoranze razziali ed etniche. Il due per cento di tutti i prigionieri nel braccio della morte sono donne, 53.
Da quando la pena di morte è stata reintrodotta negli Stati Uniti nel 1976 (la prima esecuzione è stata compita nel 1977) al 1° aprile 2020, sono state giustiziate 1.517 persone: 848 bianchi (55,9%), 518 neri (34,15%), 128 ispanici (8,44%), 16 pellerossa (1,05%), 7 asiatici (0,46%). In totale, 1.501 uomini (98,95 %) e 16 donne (1,05 %).
"Death Row USA" registra anche la razza e il sesso delle vittime relative alle esecuzioni effettuate. Le 1517 persone giustiziate erano accusate di aver ucciso un totale di 2215 persone.
Divise per razza le vittime erano 1.675 bianche (75,62%), 339 nere (15,30%), 155 ispaniche (7%), 41 asiatiche (1,85%), e 5 pellerossa (0,23%).
Divise per sesso le vittime erano 1.127 maschi (50,88%), e 1.088 femmine (49,12%). Il 10% delle persone giustiziate (149) aveva rinunciato volontariamente a presentare appello. Dal 1977 ad oggi, e prima che nel 2005 la Corte Suprema vietasse le esecuzioni di minorenni, 23 persone erano state giustiziate per reati commessi da minorenni.