23 Dicembre 2016 :
il Death Penalty Information Center ha pubblicato il suo tradizionale “Rapporto di fine anno”, evidenziando che sia le condanne a morte (30) che le esecuzioni (20) hanno raggiunto i limiti più bassi da molto tempo.Le condanne a morte non sono mai state così poche da quando, nel 1972, con la famosa sentenza Furman v. Georgia, la Corte Suprema aveva dichiarato incostituzionali tutte le leggi capitali in vigore negli Usa.
Le condanne a morte sono state emesse in 13 dei 31 stati che hanno la pena capitale in vigore. 30 condanne a morte sono una diminuzione del 39% rispetto alle 40 emesse nel 2015, un numero che già allora era il numero più basso da 40 anni.
(Nel rapporto di fine anno del 2015 erano state indicate 49 condanne a morte, cifra evidentemente ricalcolata ora in 40. La discrepanza tra le due cifre probabilmente deriva dal fatto che vengono prese in considerazione le “nuove” condanne, ed escluse dal conto quelle che derivano da ripetizioni di processi, ossia quelle condanne emesse, poi annullate, e poi di nuovo emesse).
Le esecuzioni non sono mai state così poche dal 1991. È ulteriormente accentuata la tendenza degli ultimi anni per cui sia le condanne a morte che le esecuzioni sono concentrate in poche zone degli Stati Uniti. L’80% delle esecuzioni sono avvenute solo in due stati: Georgia e Texas, e oltre metà delle condanne a morte sono state emesse in 3 stati: California, Ohio, e Texas.
Il 60% delle persone giustiziate nel 2016 presentavano significativi sintomi di malattia mentale, disabilità mentale o basse capacità intellettive. Come sempre, il maggior numero di condanne a morte è stato emesso in California (8), che però è anche lo stato più popoloso degli Usa.
Tre stati hanno emesso ognuno 4 condanne (Alabama, Ohio, Texas). La Florida ha emesso 2 condanne, e Arizona, Arkansas, Kansas, North Carolina, Nevada, Oklahoma, Oregon e Pennsylvania ne hanno emessa 1.
Divisi per razze, i nuovi condannati a morte sono 17 neri, 6 bianchi, 3 asiatici e 3 ispanici.
La 30a condanna alla data di oggi non è stata ancora formalizzata, ma è previsto che lo sia entro la fine dell’anno in California.
Le elezioni di novembre hanno segnalato una profonda divisione nel paese. In tre stati gli elettori hanno votato per mantenere in vigore la pena di morte, mentre in cinque delle contee con la più alta percentuale di condanne a morte gli elettori hanno sostituito procuratori molto favorevoli alla pena di morte con candidati “riformisti” che in campagna elettorale hanno promesso riforme ed un uso più moderato della pena di morte.
In Arizona, Delaware, Florida, e Oklahoma la pena di morte è in stallo a seguito di sentenze. Robert Dunham, direttore del Death Penalty Information Center ha così riassunto la situazione: “L’America è in una fase di cambiamento profondo sulla pena di morte. Alcune singole situazioni migliorano, altre compiono dei passi indietro, ma la tendenza di lungo termine e complessiva rimane chiara: la gente è sempre più a disagio con la pena di morte. I motivi sono vari: i rischi di condannare degli innocenti, gli alti costi, la discriminazione razziale, i metodi di esecuzione, il fatto che si possa ottenere lo stesso livello di sicurezza per la società ricorrendo all’ergastolo senza condizionale”.
Il Rapporto contiene anche una sezione sulle esecuzioni che quest’anno sono state effettuate su persone con chiari sintomi di grave malattia mentale, disabilità intellettuale, o gravi traumi.