18 Ottobre 2020 :
I "Beatles" dello Stato Islamico in tribunale per la morte di ostaggi statunitensi.
Due ex britannici, ritenuti appartenenti allo Stato Islamico (IS, o Daesh) sono comparsi in un tribunale federale statunitense accusati dell'uccisione di quattro ostaggi americani.
Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh sono accusati di appartenere a una cellula dell'Is denominata "The Beatles" coinvolta in rapimenti in Iraq e Siria.
La coppia è apparsa in collegamento video dalla prigione durante un'udienza in un tribunale federale ad Alexandria, in Virginia.
Gli uomini, che erano stati in custodia degli Stati Uniti in Iraq, in precedenza avevano negato le accuse.
Venerdì era prevista un'udienza davanti alla United States Ditrict Court for the Eastern District of Virginia (una corte federale) per confermare la detenzione e formalizzare le accusa, ma l'avvocato incaricato di rappresentare la coppia, cresciuto a Londra, ha detto che potrebbe chiedere un rinvio meglio esaminare le accuse con gli imputati.
Il vice procuratore generale degli Stati Uniti John Demers ha detto in una conferenza stampa che le accuse sono state "il risultato di molti anni di duro lavoro per la ricerca della giustizia" per i quattro americani che sono morti: James Foley, Steven Sotloff, Kayla Mueller e Peter Kassig.
Rivolgendosi alle famiglie delle vittime, ha detto: "Anche se non possiamo riportare indietro i vostri figli, faremo tutto quello che possiamo: ottenere giustizia per loro, per voi e per tutti gli americani".
Poiché i due uomini erano di nazionalità britannica (acquisita), per portarli negli Stati Uniti è stato necessario negoziare un accordo con il Regno Unito, che ha concesso l’estradizione con la clausola tipica delle nazioni europee, ossia che contro gli imputati non venga chiesta la pena di morte. Le accuse quindi, per quanto gravissime, comportano la pena massima dell'ergastolo. Prima dell’estradizione, agli imputati è stata revocata la cittadinanza britannica.
I due sarebbero stati membri di una banda dell'IS che all’epoca venne soprannominata dalla stampa e dagli stessi ostaggi “i Beatles dell’Isis”. Il riferimento alla band musicale scaturiva dell’accento marcatamente britannico nei video di propaganda in cui mostravano la decapitazione degli ostaggi. I “Beatles”
Tra il 2014 e il 2015 hanno gestito il rapimento di diversi rapiti da tutto il mondo, molti dei quali giornalisti. Secondo il capo d’imputazione statunitense, la squadra avrebbe decapitato “almeno 27 ostaggi”. I sopravvissuti hanno raccontato di torture quotidiane, waterboarding, finte esecuzioni e sadismo. Era loro la responsabilità di trattare con i diversi governi per chiedere i riscatti. I loro video di propaganda hanno contribuito a costruire l’immagine terroristica dello Stato Islamico. Venivano ripresi in piedi, vestiti di nero e incappucciati, spesso con gli ostaggi occidentali inginocchiati di fianco a loro che con il coltello in mano minacciavano l’occidente con l’accento inglese. Poi l’esecuzione. Il più famoso dei quattro, Mohamed Emwazi, soprannominato “Jihadi John”, ha tagliato la testa in mondovisione a James Foley. È stato ucciso da un drone nel novembre 2015 in Siria. Il quarto, Aine Lesley Davis, è stato catturato a Istanbul dalle forze di sicurezza turche il 12 novembre 2015, e nel 2017 è stato condannato a 7 anni.
Nel 2012 Kotey ed Elsheikh, che vivevano a Londra, rispettivamente di origine kuwaitiana e sudanese, si sono trasferiti in Siria, e si sono uniti allo Stato Islamico. Ad Aprile 2018 sono stati catturati dalle Forze Democratiche Siriane (Curdi) e consegnati ai militari americani. Nell’ottobre dello scorso anno sono stati trasferiti in una base americana in Iraq dopo che la Turchia ha attaccato diverse strutture di detenzione durante l’invasione del Nord-Est della Siria.
Per due miliziani che affrontano un processo, migliaia sono ancora in un limbo giuridico in Siria. Nella regione autonoma del nord est della Siria, sono detenuti tra campi e prigioni, almeno 13mila tra uomini, donne e bambini: un tempo erano parte dell’Isis, ora sono in attesa dei loro governi che continuano a prendere tempo. L’Amministrazione Autonoma dopo aver chiesto per mesi ai partner internazionali nella lotta contro i jihadisti di aiutarli a formare un tribunale internazionale in loco, ha deciso di avviare i processi e uscire dallo stallo. Il Covid ha rallentato la burocrazia, ma da Qamishlo fanno sapere di essere quasi pronti. Anche perché i detenuti continuano a fare rivolte, cercano di scappare e la violenza nel campo di Al Hol è quotidiana. In più l’Isis si sta riorganizzando grazie al caos portato dall’invasione turca. Le cellule dormienti sono sempre più attive. Solo lo scorso mese gli estremisti islamici hanno rivendicato 15 omicidi mirati e continuano a piazzare esplosivi e mine sulle strade.
https://www.bbc.com/news/uk-54449482