11 Novembre 2024 :
09/11/2024 - USA. Gli Stati Uniti ricorreranno in appello contro la sentenza secondo cui gli imputati dell'11 Settembre possono dichiararsi colpevoli ed evitare la pena di morte
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ricorrerà in appello contro la sentenza di un giudice militare che ha stabilito la validità degli accordi di patteggiamento stipulati da Khalid Sheikh Mohammed, la presunta mente degli attentati dell'11 settembre 2001, e da due dei suoi coimputati, ha dichiarato sabato un funzionario della difesa.
La sentenza della scorsa settimana ha annullato l'ordine del Segretario alla Difesa Lloyd Austin di respingere gli accordi e ha concluso che i patteggiamenti erano validi. Il giudice ha accolto le tre richieste di ammissione di colpevolezza e ha detto che le avrebbe fissate per una data futura che sarà stabilita dalla commissione militare.
Secondo il funzionario, che non era autorizzato a discutere pubblicamente di questioni legali e che ha parlato a condizione di anonimato, il dipartimento chiederà anche un rinvio di qualsiasi udienza sui patteggiamenti. Il contrammiraglio Aaron Rugh, procuratore capo, ha inviato venerdì una lettera alle famiglie delle vittime dell'11 settembre per informarle della decisione.
La decisione del giudice, il colonnello dell'aeronautica Matthew McCall, ha permesso ai tre imputati dell'11 settembre di dichiararsi colpevoli nell'aula del tribunale militare statunitense di Guantanamo Bay, a Cuba, risparmiando loro il rischio della pena di morte. Le ammissioni di Mohammed, Walid bin Attash e Mustafa al-Hawsawi rappresenterebbero un passo fondamentale verso la chiusura dell'annosa e giuridicamente travagliata accusa governativa per gli attentati che hanno ucciso quasi 3.000 persone.
La questione, nota NtC, è sottile: Il Dipartimento della Difesa (l’equivalente del Ministero della Difesa in Italia) ha il potere di nominare i giudici militari e anche la pubblica accusa militare, ma non è detto che questo dia al Segretario (ministro) il potere legale di annullare un provvedimento preso dal personale una volta che questo è stato nominato. Potrebbe eventualmente licenziarlo, ma questo non impatterebbe retroattivamente con le decisioni già prese. È inoltre rilevante che la clausola che la Costituzione degli Stati Uniti utilizza per “permettere” le condanne a morte è che questa punizione deve essere utilizzata solo nei casi (reati) “peggiori tra i peggiori”. Nel caso non venissero condannati a morte i responsabili di 3.000 omicidi, diventa interessante la questione legale di come altri possano invece venir condannati a morte per reati che per forza di cose saranno molto meno gravi. Del resto, il patteggiamento proposto ai 3 uomini sospettati di aver organizzato logisticamente gli attentati dell’11 Settembre nasce dall’estrema difficoltà per la pubblica accusa di trovare prove “valide”, nel senso che contro gli imputati ci sono informazioni “riservate” ottenute da servizi segreti statunitensi e di alleati, e le poche ammissioni fatte dagli imputati sono state ottenute sotto tortura, e sia Cia che Fbi si rifiutano di fornire informazioni su chi ha condotto tali interrogatori, rendendo così impossibile quella pratica tipica dei processi che è il “controinterrogatorio del testimone”.
I procuratori governativi avevano negoziato gli accordi con gli avvocati della difesa sotto l'egida del governo e il massimo funzionario della commissione militare di Guantanamo aveva approvato gli accordi. Ma gli accordi sono stati immediatamente criticati dai parlamentari repubblicani e da altri quando sono stati resi pubblici quest'estate.
Nel giro di pochi giorni, Austin ha emesso un ordine in cui dichiarava che li avrebbe annullati. Ha detto che i patteggiamenti in casi di possibile pena di morte legati a uno dei crimini più gravi mai commessi sul suolo americano sono un passo epocale che dovrebbe essere deciso solo dal Segretario della Difesa.
Il giudice aveva stabilito che Austin non aveva l'autorità legale per respingere i patteggiamenti.
Gli accordi, e il tentativo di Austin di annullarli, hanno dato vita a uno degli episodi più difficili di un processo statunitense segnato da ritardi e difficoltà legali. Ciò include anni di udienze preliminari per determinare l'ammissibilità delle dichiarazioni degli imputati, viste le torture subite sotto la custodia della CIA.
Mentre le famiglie di alcune delle vittime e altri sono irremovibili sul fatto che i processi sull'11 settembre continuino fino al processo e alle eventuali condanne a morte, gli esperti legali dicono che non è chiaro se ciò potrà mai accadere. Se i casi dell'11 settembre dovessero mai superare gli ostacoli del processo, dei verdetti e delle condanne, la Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Circuito del Distretto di Columbia (a cui il Patriot Act che istituì le corti di Guantanamo ha affidato la supervisione legale sui processi, nel tentativo di arginare la contraddizione di non-militari processati da una corte marziale, che difatti non è una corte marziale “convenzionale” in quanto, per gli stessi motivi, agli imputati sono stati “concessi” avvocati civili) probabilmente ascolterebbe molte delle questioni nel corso di eventuali appelli alla pena di morte.
Le questioni includono la distruzione da parte della CIA dei video degli interrogatori, se l'inversione del patteggiamento di Austin costituisca un'interferenza illegale e se la tortura degli uomini abbia contaminato gli interrogatori successivi da parte di “squadre pulite” di agenti dell'FBI che non hanno utilizzato metodi violenti.