USA: FORCA AI MINIMI STORICI MA SEMPRE ‘RAZZISTA’

16 Gennaio 2022 :

Valerio Fioravanti su Il Riformista del 14 gennaio 2022

Undici esecuzioni in un anno è il numero più basso dal 1988 e 19 condanne a morte è una in più dell’anno scorso, che era il numero più basso dal 1972.
Da vent’anni Nessuno tocchi Caino traduce in italiano e sintetizza i principali “rapporti di fine anno” che gli statunitensi dedicano al tema della pena di morte. Potrebbe sembrare un punto di vista limitato, ma da come un Paese si occupa dei propri cittadini “peggiori” si ricavano elementi interessanti.
Dicevamo che il 2021 è stato, per la pena di morte negli Stati Uniti, l’anno “migliore” dell’ultimo mezzo secolo. C’entra il Covid: i processi sono stati rallentati dall’adozione delle videoconferenze e le attività legali a valle e a monte dei processi sono state rallentate, compresi i ricorsi “dell’ultimo minuto” a cui hanno diritto i condannati a morte subito prima dell’esecuzione. Nessuno sa calcolarne l’incidenza effettiva, ma sicuramente il Covid ha contribuito a tenere basse le cifre dell’ultimo anno. Forse, però, meno di quanto possa sembrare. A settembre avevamo segnalato che nel 2020, anche a causa del Covid, negli Usa gli omicidi erano aumentati del 29%, salendo a 21.500. Considerato che in media un processo per omicidio arriva a sentenza 12 mesi dopo il crimine, in tempi normali all’aumento di omicidi avrebbe dovuto corrispondere un aumento di pene capitali. Così non è stato. Il merito va a diversi nuovi Procuratori Distrettuali, che in campagna elettorale avevano promesso che non avrebbero utilizzato le procedure costosissime della pena di morte e avrebbero utilizzato il denaro risparmiato per altre cose, soprattutto programmi sociali di prevenzione e più lavoro su casi considerati “minori”. Il combinato disposto tra politici innovativi che negli ultimi tre anni hanno abolito la pena di morte in Virginia, Colorado e New Hampshire, Corti Supreme “garantiste” che hanno dichiarato incostituzionali le leggi capitali degli stati del Delaware e di Washington e pubblici ministeri più “sociali”, ha portato al livello attuale. Undici esecuzioni in una nazione che ha una media di 15.000 omicidi l’anno, e 330 milioni di abitanti, non sono tante. Però gli Stati Uniti sono l’unico Paese delle Americhe in cui è ancora in vigore la pena di morte. Non c’è in Canada, non c’è in Messico e non c’è in nessuno Stato del Centro e Sud America. Quindi sì, 11 esecuzioni sono ancora tante. E sono esecuzioni “razzialmente sbilanciate”.
Undici dei 19 condannati a morte nel 2021 erano neri o latinoamericani; 6 su 11 dei giustiziati erano neri. L’83% delle condanne a morte e la metà delle esecuzioni che coinvolgono uomini neri erano per reati contro bianchi, così come tre delle quattro condanne inflitte agli imputati latino-americani. Quattordici delle 19 condanne a morte riguardavano una vittima bianca, e nessuna persona bianca è stata condannata o giustiziata per una vittima nera. I dati “razziali” stanno migliorando, ma sono ancora molto sbilanciati. Un complicato ma prezioso calcolo che fa il Legal Defense and Educational Fund ci dice che il numero di detenuti neri (1.018) e bianchi (1.050) nei bracci della morte è praticamente uguale, ma i bianchi costituiscono il 70% della popolazione della nazione, mentre i neri sono il 13%. La proporzione “migliora” se si guarda alle persone giustiziate: il 55% era bianco, il 34 nero. Ma i dati tornano a sbilanciarsi fortemente quando si considerano le vittime.
Le 1.534 persone giustiziate dal 1977 a oggi erano state condannate per un totale di 2.246 omicidi. Le vittime di questi omicidi erano nel 75% dei casi bianche e solo nel 15% dei casi nere.
L’ultimo dato contenuto nei rapporti è l’inazione di Biden. Politici “minori” hanno abolito la pena di morte in tre Stati in tre anni, Corti Supreme di Stato hanno dichiarato illegale la pena di morte in altri due stati, e dei “piccoli pubblici ministeri di contea” rinunciano alla facile gloria di far condannare a morte i criminali locali. Manca il Presidente. Sia Biden che la sua vice, Kamala Harris, in campagna elettorale avevano speso grandi parole contro la pena di morte. Si diceva che entro i primi 100 giorni avrebbero proclamato una moratoria e poi commutato le condanne a morte federali. Il 20 gennaio sarà passato un anno dal loro insediamento e al momento non hanno fatto niente. Si può fare campagna “progressista” quanto si vuole, ma negli Usa abolire la pena di morte richiede un coraggio che evidentemente i politici “grandi” non hanno. Già, perché prima di Biden, Obama aveva avuto due mandati di tempo per fare qualcosa, e non ha fatto niente. E niente aveva fatto Clinton. Qui le analisi degli esperti si fermano. Sconsolate.

 

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