USA: CORTE SUPREMA ANNULLA CONDANNA A MORTE DI DUANE BUCK PER DIFESA INADEGUATA

Duane Buck

23 Febbraio 2017 :

la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato 6-2 la condanna a morte di Duane Buck, 53 anni, nero, a causa di una testimonianza “razzista”.
Buck venne condannato a morte nel 1997 con l’accusa di aver ucciso, nel 1995, la ex fidanzata Debra Gardner, e un amico della donna, Kenneth Butler.
La legge capitale del Texas prevede che per chiedere la pena di morte la pubblica accusa debba dimostrare che l’imputato rappresenta una minaccia anche futura per la società. Per contrastare la pubblica accusa, il difensore di Buck ritenne di utilizzare la testimonianza di uno psicologo, il dr. Walter Quijano, il quale però disse che l’imputato, in quanto appartenente alla razza nera, aveva più probabilità rispetto ad altri di compiere ancora atti di violenza.
I nuovi difensori di Buck avevano chiesto alla corte di annullare la condanna a morte (non il verdetto di colpevolezza) per via dell’inadeguata assistenza legale ricevuta all’epoca dall’imputato. Nell’opinione di maggioranza della Corte si legge: “Nessun avvocato competente introdurrebbe un argomento del genere a difesa del proprio cliente”.
La Corte ha poi stigmatizzato che una persona possa essere punita per quello che è, non per quello che ha fatto, e che irrogare punizioni in base ad un principio immutabile come l’appartenenza razziale contravviene ai principi cardine della giustizia.
Il caso è arrivato davanti alla Corte Suprema perché le corti precedenti avevano respinto i ricorsi sostenendo che c’era stato sì un riferimento alla razza dell’imputato, ma breve, non insistita, e senza effetti sul bilancio complessivo del processo. Questa impostazione è stata smentita dalla Corte, che così ha concluso: “Quando una giuria popolare ascolta la testimonianza di un esperto che mette in un collegamento diretto l’appartenenza di un imputato ad una razza in una questione di vita o di morte, l’impatto di quella testimonianza non può essere misurato nella sua durata in aula, o in quante pagine occupi nel fascicolo processuale. Alcune tossine possono essere mortali anche in piccole dosi”.
 

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