06 Maggio 2021 :
Test del DNA mettono in dubbio la colpevolezza di Ledell Lee, giustiziato 4 anni fa. Il caso, seguito dalle note organizzazioni per i diritti civili Innocence Project e American Civil Liberties Union (ACLU), sembra contrapporre nuove prove scientifiche di innocenza, alle vecchie prove indiziarie usate nel 1993 per ottenere la condanna.
Lee, giustiziato all’età di 51 anni, nero, era stato condannato a morte nel 1995 con l’accusa di aver ucciso, nel febbraio 1993, una sua vicina di casa, Debra Reese, 26 anni, bianca, durante una rapina in abitazione. Contro di lui 3 testimonianze oculari, e il possesso di una banconota il cui numero di serie ricollegava ad un prelievo al bancomat fatto alcune ora prima dalla vittima.
Dal riassunto delle indagini e del processo preparato dalle 2 associazioni, si apprende che sulla scena del crimine erano state rilevate 5 impronte digitali complete, e 6 frammenti di capelli. Nessuna delle impronte apparteneva a Lee. I capelli repertati non avevano il bulbo, e una volta escluso che appartenessero alla vittima o ad altre persone che era noto frequentassero la casa, da loro fu possibile estrapolare solo il Dna mitocondriale. Il Dna mitocondriale, da un punto di vista delle indagini forensi, è “un Dna di serie B”. È molto più piccolo e semplice di quello del nucleo cellulare: nel mitocondrio umano ci sono solo 37 geni, mentre nel nucleo della cellula umana ce ne sono circa 23.000. Trovare due persone che abbiano una identica sequenza dei 23.000 geni è statisticamente quasi impossibile, mentre trovare due serie di 37 geni sequenziati nella stessa maniera è raro, ma non rarissimo. Da un punto di vista forense, i mitocondri hanno una caratteristica che ne limita ulteriormente la rilevanza: poiché sono presenti solo nelle cellule complete, non ci sono negli spermatozoi, le cellule sessuali maschili. Per questo sono trasmessi solo dalla madre. Quindi, a differenza del Dna del nucleo, durante la riproduzione il Dna del mitocondrio non va incontro a nessuna ricombinazione con la corrispondente molecola dell'altro sesso. È quindi possibile seguire la sorte dei mitocondri in un'ascendenza matrilineare. Il Dna mitocondriale, a causa della sua molto minor precisione, nelle indagini di polizia può essere utilizzato solo per stabilire se due sospettati hanno la stessa madre o nonna, o se c’è un legame tra un sospettato e una donna nota. All’epoca del processo di Lee comunque i test del Dna erano in fase pioneristica, e dall’analisi dei 6 capelli si ricavò che 5 non erano in alcuna misura riconducibili a lui, mentre per un capello Lee “non poteva essere escluso come potenziale fonte". Negli ultimi anni sono emersi nella cronaca giudiziaria diversi casi di processi annullati a causa della sopravvalutazione dei test del dna mitocondriale, che le giurie popolari (in questo incoraggiate dalla pubblica accusa) tendono a confondere con le inconfutabili identificazioni ottenute attraverso il Dna del nucleo della cellula. (Un caso italiano noto alle cronache e investigato utilizzando un test del dna mitocondriale è quello di Yara Gambirasio, ndt)
Dopo il suo arresto per l’omicidio Reese nel 1993, attraverso il Dna l’uomo venne collegato a 3 aggressioni sessuali e a un omicidio antecedenti al caso Reese. L'omicidio e uno dei casi di aggressione sono stati poi archiviati, ma Lee venne condannato per 2 aggressioni sessuali, e il fatto che avesse dei “precedenti” costituì una delle aggravanti che consentì alla pubblica accusa di chiederne la condanna a morte. A pregiudicare ulteriormente la posizione di Lee anche il fatto che lui fosse nero, e la vittima bianca. Oltre alle testimonianze oculari, che i difensori hanno sempre sostenuto non essere decisive perché di notte (quando è avvenuto il reato) le persone di colore da una certa distanza si assomiglierebbero tutte, come prove scientifiche l’accusa aveva portato l'impronta di una scarpa, e tracce di sangue umano trovato sulle scarpe da ginnastica di Lee. Con l’approssimarsi dell’esecuzione, un nuovo team legale aveva chiesto che i reperti prelevati sulla scena del crimine venissero rianalizzati alla luce di tecniche più moderne. Le richieste vennero respinte, e Lee venne giustiziato. Solo recentemente, dopo aver avviato cause legali contro le autorità di polizia che non volevano consegnare i reperti, Innocence Project e Aclu hanno potuto far effettuare i test. I risultati, ammettono le due associazioni “non sono conclusivi”, ma, pur nella loro incompletezza, sembrano comunque tutti favorevoli alla tesi difensiva. Ripetute le analisi sull’impugnatura del bastone che si ritiene sia l’arma del delitto, il dna ricavato non appartiene a Lee, ma nemmeno a qualcuno che risulti già schedato. Ulteriori analisi sono state avviate su una maglietta sporca di sangue che si ritiene sia stata utilizzata per impugnare il bastone e non lasciare impronte. Anche in questo caso, oltre al sangue della vittima, il DNA individuato sembra, ad una prima verifica, compatibile con quello degli altri due reperti e non con quello di Lee. Gli avvocati di Lee confidano che in futuro si possa riuscire ad identificare il vero assalitore. A differenza di altri codici penali, negli Stati Uniti è prevista anche l’assoluzione post-mortem, o la grazia post-mortem, e sicuramente un risarcimento. Ma in gioco c’è la pretesa dei sostenitori della pena di morte che gli errori giudiziari nei casi capitali siano impossibili, viste le aumentate garanzie di cui “gode” chi rischia una condanna a morte.
Lee, come NtC aveva riportato, venne giustiziato il 20 aprile 2017.
In Arkansas non si compivano esecuzioni da 12 anni, quando il governatore Asa Hutchinson, bianco, repubblicano, il 27 febbraio 2017, aveva annunciato che avrebbe voluto far svolgere 8 esecuzioni prima del 30 aprile, data di scadenza dell’unico lotto di Midazolam in possesso dello stato. Nelle settimane successive una lunga serie di ricorsi degli 8 “giustiziandi” si sono succeduti a ritmo quasi giornaliero, e alla fine Hutchinson riuscì a far effettuare “solo” 4 delle esecuzioni che aveva desiderato. Lee fu il 1° dei 4. Il giorno prima dell’esecuzione di Lee, una giudice aveva bloccato tutte le esecuzioni, ma il giorno successivo quella decisione era stata annullata prima dalla Corte Suprema dell’Arkansas, e quell’annullamento poi è stato confermato nel tardo pomeriggio dalla Corte Suprema degli Stati Uniti con un voto 5-4, con il nuovo giudice Neil Gorsuch (appena nominato da Trump) che aveva votato con la maggioranza. Alla mezzanotte tra il 20 e il 21 aprile sarebbe scaduta la validità del mandato di esecuzione di Lee, ma poco dopo le 23 la Corte Suprema degli Stati Uniti, che aveva appena dato il via libera alle esecuzioni, aveva respinto anche la richiesta avanzata nei giorni precedenti dai difensori di Lee che chiedevano di far effettuare i test del Dna. L’esecuzione di Lee iniziò alla 23,44 e si concluse, con l’accertamento della morte da parte di un medico, alle 23,56.
Secondo il calendario fissato dal Governatore, Lee avrebbe dovuto essere il 4° degli 8 giustiziati di quel mese, ma i tre che erano in lista prima di lui erano riusciti ad ottenere dei rinvii, 2 in riferimento alla loro salute mentale, e 1 per un test del Dna.
Appresa la notizia dei nuovi test del Dna effettuati sul caso Lee, il governatore Hutchinson ha confermato la sua convinzione di aver agito per il meglio. Dopo aver definito “inconcludenti” i nuovi test, il governatore si è trincerato dietro la giuria popolare “che ha ritenuto Lee colpevole sulla base delle informazioni che aveva". "Ogni volta che prendi decisioni difficili, ogni volta che devi implementare la decisione di una giuria, ti rendi conto che è stata esaminata dalla Corte Suprema a tutti i livelli. La condanna è stata confermata, ed è mio dovere applicare la legge”.
Ancora minori, se possibile, i dubbi insorti nel procuratore generale dell'Arkansas Leslie Rutledge, anche lei repubblicana. “Lee era colpevole dell'omicidio di Reese. I tribunali hanno ripetutamente respinto le sue frivole affermazioni di innocenza perché le prove hanno dimostrato senza ombra di dubbio che ha ucciso Debra Reese picchiandola a morte all'interno della sua casa”. "Dopo 20 anni, prego che la famiglia di Debra, dopo la sua legittima esecuzione nel 2017, ora stia bene", ha aggiunto.