UN PROCESSO FARSA, 47 ANNI DI PRIGIONE. LIBERATE IL PELLEROSSA PELTIER

Leonard Peltier

01 Giugno 2024 :

Naila Clerici* sull’Unità del 1° giugno 2024

È il 1975, Pine Ridge Reservation, South Dakota, teatro di una guerra civile mai dichiarata. Sono gli anni caldi delle proteste, non solo dei nativi americani, contro la politica interna ed estera del governo statunitense: guardate Incident at Oglala e Cuore di Tuono per entrare in atmosfera.
L’FBI appoggiava Dick Wilson e la sua polizia privata: il presidente del Consiglio Tribale era favorevole allo sfruttamento minerario (petrolio e uranio), anche per interessi personali e i casi di violenza e intimidazione verso chi si opponeva alla sua politica erano all’ordine del giorno.
Leonard Peltier, Anishinabe Lakota Sioux, nato nel Nord Dakota, a Grand Forks, il 12 settembre 1944, crebbe con i nonni, sperimentò la rigidissima disciplina del collegio di Wahpeton e lavorò poi come meccanico a Portland e a Seattle. Nella sua officina dava regolarmente asilo a indiani alcolizzati ed ex carcerati. Fortemente impressionato dalla povertà e dai molti problemi che affliggevano la sua gente, Leonard nel 1970 si accostò all’American Indian Movement (AIM), un movimento che si batteva per ricordare i trattati infranti, le terre rubate, i diritti civili negati e gli episodi di razzismo, e in poco tempo ne divenne uno dei principali esponenti.
Su richiesta fatta all’AIM dai capi tradizionalisti Oglala Sioux, che volevano proteggere la comunità dai continui attacchi dei GOONs, Leonard Peltier si recò a Pine Ridge assieme ad altri membri dell’AIM. Il 26 giugno 1975, Leonard era presente durante una sparatoria in cui perirono due agenti dell’FBI entrati senza nessuna forma di riconoscimento in una proprietà inseguendo un nativo che “aveva rubato un paio di stivali”. Furono arrestati con l’accusa di omicidio Bob Robideau e Dino Butler, ma poi furono assolti per legittima difesa.
Leonard fuggì in Canada e venne estradato e arrestato nel 1977.
Il processo fu segnato da discriminazione e pregiudizio, testimoni che ritrattarono e prove balistiche (che provavano che non era stata la sua arma a uccidere gli agenti) arrivate in ritardo non servirono a cambiare il verdetto auspicato dall’FBI. Nonostante vari appelli e richieste di clemenza Peltier è in prigione dal 1977, condannato a due ergastoli e rinchiuso in carceri di massima sicurezza.
Amnesty International lo ha dichiarato prigioniero politico; da anni il Leonard Peltier Defense Commitee si batte per la sua innocenza, sostenuto anche da voci autorevoli da tutto il mondo; anche molte realtà italiane come il Centro di ricerca per la pace di Viterbo, il Comitato di solidarietà con Leonard Peltier di Milano, e Soconas Incomindios hanno continuato a scrivere petizioni e a organizzare eventi per non far cadere nell’oblio il suo caso.
Per un’analisi dei fatti e dei ruoli delle parti suggeriamo anche la rivista TEPEE, e i video su YouTube dell’associazione Soconas Incomindios.
Secondo il sistema giudiziario statunitense non c’è più possibilità di ricorrere in appello, l’unica via è la grazia. Al presidente Biden e al suo governo si chiede dunque un’azione umanitaria, auspicando che le pressioni dell’FBI non abbiano la meglio, com’è invece avvenuto con i precedenti presidenti.
Il 10 giugno si riunirà la United States Parole Commission ed è dunque l’occasione per fare pressione, chiedendo la concessione della libertà vigilata per Leonard Peltier.
Scriviamo al Procuratore Generale degli Stati Uniti d’America (United States Attorney General), chiedendo un provvedimento di “compassionate release” per Leonard Peltier (usare il form justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice).
Scriviamo al Presidente degli Stati Uniti d’America, chiedendo la grazia presidenziale per Leonard Peltier (whitehouse.gov/contact/).
Scriviamo per opportuna conoscenza ai legali che assistono Leonard Peltier, Kevin Sharp: ksharp@sanfordheisler.com, Jenipher Jones: jenipherj@forthepeoplelegal.com e a Europe for Peltier 2024 Coalition: lpsgrheinmain@aol.com.
Leonard Peltier, a distanza di quasi 50 anni dai fatti che lo hanno visto condannato, resta un simbolo controverso e potente della lotta per i diritti civili e merita il nostro appoggio.
“Il silenzio, dicono, è la voce della complicità. Ma il silenzio è impossibile. Il silenzio grida. Il silenzio è un messaggio, proprio come non fare nulla è un’azione. Chiunque tu sia, lascia che suoni e risuoni in ogni parola e in ogni azione. Sì, diventa chi tu sei. Non è possibile eludere il tuo essere o la tua responsabilità. Tu sei ciò che fai. Hai ciò che meriti. Divieni il tuo messaggio. Tu sei il messaggio.” (Leonard Peltier, Nello spirito di Crazy Horse)
* già Docente di Storia delle Popolazioni Indigene d’America, Università di Genova
naila.clerici@soconasincomindios.it

 

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