THAILANDIA: CONDANNATA A MORTE PER GLI OMICIDI DEI PROPRI FIGLI

19 Settembre 2022 :

Un tribunale thailandese ha condannato a morte una donna il 15 settembre 2022 per aver causato la morte mediante avvelenamento con una sostanza corrosiva del proprio figlio di 2 anni e della figlia adottiva di 4 anni, per farli ammalare e chiedere donazioni sui social media per aiutare i suoi bambini.
La madre, una single di 29 anni, identificata come Nittha, alias "Mae Pook", è stata accusata di tentato omicidio, tratta di esseri umani, aggressione con lesioni gravi, aggressione che ha provocato la morte di un'altra persona, frode al pubblico e violazioni della Legge sui Reati Informatici.
Il caso risale a quattro anni fa, quando la donna portò la figlia di quattro anni all'ospedale universitario di Thammasat poiché aveva un forte mal di stomaco e vomitava sangue.
Secondo i medici dell'ospedale, la paziente è stata curata sette volte in un periodo di circa otto mesi, venendo dimessa ogni volta dopo la guarigione, fino al decesso del 12 agosto 2019, dovuto a emorragie interne.
Anche il bambino di due anni, figlio biologico della donna, è stato curato in ospedale per sintomi simili da gennaio a maggio 2020. I medici hanno sospettato che le condizioni del bambino potessero essere state indotte intenzionalmente.
I medici hanno detto che, con il miglioramento delle sue condizioni, il bambino era stato trasferito dall'unità di terapia intensiva in un reparto speciale, tuttavia le sue condizioni sono nuovamente peggiorate ed è stato riportato in terapia intensiva.
I medici hanno quindi proibito alla madre di portare cibo in ospedale per nutrire il paziente e limitato le sue visite. Il personale medico è rimasto con lei durante le visite mentre si svolgeva un'indagine, fino a quando i medici si sono convinti che il disturbo del bambino fosse causato da una sostanza corrosiva.
Secondo l'accusa del pubblico ministero, la donna ha pubblicato l'immagine dei suoi figli malati sulla sua pagina Facebook chiedendo donazioni pubbliche, inoltre vendeva dei prodotti online.
Il tribunale l'ha dichiarata colpevole di tutte le accuse e l'ha condannata a morte senza commutare la pena, nonostante la sua confessione.

 

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