14 Novembre 2017 :
Ruben Ramirez Cardenas, 47 anni, di nazionalità messicana, è stato giustiziato. Contro l’esecuzione erano intervenute nelle scorse settimane le autorità messicane, da Carlos Sada, vice ministro degli esteri con la delega ai rapporti con il Nord America, a diversi diplomatici.
In ultimo il Presidente del Messico, Enrique Nieto, che subito dopo l’esecuzione su twitter ha “condannato con fermezza l’esecuzione in Texas del cittadino messicano Ruben Cardenas Ramirez in violazione delle disposizioni della Corte Internazionale di Giustizia”.
Cardenas era stato condannato a morte nel 1998 con l’accusa di aver violentato e ucciso una sua cugina, Mayra Laguna, 16 anni, nel febbraio 1997.
Come è noto, da tempo tra Messico e Texas è in corso un contenzioso sull’uso della pena di morte. Gli Usa sono uno dei 166 stati firmatari della “Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari” del 1963. L’articolo 36 di tale accordo prevede che quando un cittadino straniero viene arrestato, le autorità locali devono informarlo esplicitamente che ha il diritto che dell’arresto vengano informate le autorità consolari del suo paese, e che ha diritto a ricevere assistenza legale nella propria lingua dal proprio consolato. Nel marzo 2004 - la Corte Penale Internazionale (ICJ) dell’Aja aveva riconosciuto la violazione da parte degli Usa della Convenzione di Vienna, e aveva ordinato agli Usa di rivedere i casi di 51 condannati a morte. La posizione del Texas è sempre stata quella di non essere vincolato da un accordo sottoscritto dal Governo Federale, ma non dal Governo del Texas, e questa impostazione è stata avallata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il 1° marzo 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva deciso di non ascoltare gli appelli di sette cittadini messicani condannati a morte in Texas e che contestavano la mancata applicazione della Convenzione di Vienna. Uno dei 7 era Cardenas. Da allora le corti di vario grado hanno sistematicamente respinto i ricorsi dei cittadini messicani, alcuni dei quali sono stati giustiziati, e sempre le autorità messicane hanno mosso proteste formali.
A commento dell’esecuzione di Cardenas, Gregory Kuykendall, uno degli avvocati che rappresenta il Messico in questi contenziosi, ha dichiarato: “È una violazione grave di un trattato… quello che ci separa dall’anarchia è il nostro impegno a rispettare le norme del giusto processo, comprese le implicazioni del diritto internazionale”.
Cardenas è il 7° giustiziato di quest’anno in Texas, il 545° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 23° dell’anno negli Usa e il n° 1.465th da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.