TANZANIA: SEI MESI PER ABOLIRE LA PENA DI MORTE OBBLIGATORIA

10 Giugno 2024 :

La Corte Africana per i Diritti Umani e dei Popoli ha ribadito il suo ordine rivolto alla Tanzania di eliminare la pena di morte obbligatoria, in linea con la Carta Africana sul diritto alla vita, ha riferito The East African il 6 giugno 2024.
Nel pronunciarsi su due casi separati, la Corte di Arusha ha sottolineato ancora una volta che la pena capitale obbligatoria costituisce una violazione della Carta Africana e ha concesso al Paese sei mesi per rimuoverla dai suoi codici.
Nzigiyimana Zabron, cittadino del Burundi, e Dominick Damian, tanzaniano, sono stati condannati a morte per omicidio e languiscono da 12 anni nel braccio della morte della prigione centrale di Butimba a Mwanza, in attesa dell'esecuzione.
Anche se negli ultimi anni la Corte ha emesso diversi ordini simili nei confronti della Tanzania affinché abolisse la pena di morte, la pena è rimasta nel codice penale del Paese nonostante la crescente opposizione contro di essa come eredità dell’era coloniale.
Questo colloca la Tanzania tra i diversi Paesi africani che continuano a mantenere la pena di morte nonostante una risoluzione del 1999 della Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli inviti gli stati membri dell'Unione Africana a osservare una moratoria sulla pena capitale.
Solo otto Paesi l’hanno abolita per legge o nella pratica negli ultimi 10 anni, a partire dal 2014. Altri puntano all’abolizione formale della pena capitale pur continuando a infliggerla per reati gravi.
Molti, tra cui Tanzania e Kenya, non effettuano esecuzioni da anni. L'ultima esecuzione in Tanzania è avvenuta nel 1995 e in Kenya, che continua a emettere condanne a morte, nel 1987.
In un rapporto del luglio 2023, una commissione governativa della Tanzania che sovrintende alle riforme giudiziarie ha proposto di commutare le condanne a morte in ergastolo come opzione più “umana”.
La commissione, presieduta dall'ex ministro della giustizia Mohamed Chande Othman, ha affermato che l'opinione pubblica del Paese è nettamente divisa sui meriti e demeriti della pena capitale come modo migliore per affrontare i crimini gravi.
Sono due i reati che comportano la pena di morte in Tanzania: omicidio e tradimento.
Il rapporto raccomanda che il codice penale venga modificato per consentire punizioni alternative per l'omicidio in linea con le circostanze di ciascun caso e che la pena venga convertita in ergastolo nei casi in cui l'esecuzione venga ritardata di almeno tre anni.
Le statistiche ufficiali mostrano che a maggio 2023 erano 691 i prigionieri nelle carceri tanzaniane in attesa di esecuzione.
Nei casi di Zabron e Damian, la Corte Africana ha respinto i loro ricorsi per l'annullamento totale delle loro condanne, affermando che la loro colpevolezza è stata stabilita oltre ogni ragionevole dubbio nei rispettivi procedimenti giudiziari, senza alcuna prova di "errore giudiziario".
Tuttavia la Corte ha stabilito che le loro condanne all’impiccagione dovrebbero essere revocate immediatamente e che le udienze per una nuova sentenza dovranno tenersi entro un anno "attraverso una procedura che non preveda l'imposizione obbligatoria della condanna a morte e sostenga la discrezionalità dell'ufficiale giudiziario (giudice)".
La Corte ha affermato che l'imposizione della condanna a morte obbligatoria ai sensi della Sezione 197 del Codice penale della Tanzania "costituisce una privazione arbitraria del diritto alla vita" e viola l'articolo 4 della Carta Africana privando l'ufficiale giudiziario della "discrezionalità di comminare qualsiasi altra pena una volta che sia accertato il reato di omicidio."
La Corte ha inoltre deplorato l'impiccagione come metodo di esecuzione, affermando che si tratta di "una forma di tortura e di trattamento crudele, inumano e degradante che viola l'articolo 5 della Carta".
Ha affermato che le violazioni contro il diritto alla vita accertate per entrambi i ricorrenti "si estendono oltre i loro casi" e ha richiesto alla Tanzania di pubblicare le due sentenze sui siti web del suo Ministero della Giustizia e degli Affari Legali entro tre mesi e poi ininterrottamente per un anno intero.

 

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