TAIWAN: CASO CAPITALE IN STALLO DA 23 ANNI

17 Maggio 2011 :

nel 12° nuovo processo per Chiou Ho-shun, relativo al caso del 1987 di rapimento e omicidio a Taiwan di un bambino di 9 anni, Lu Cheng, il verdetto è stato ancora una volta di condanna a morte e di privazione a vita dei diritti civili.
Negli ultimi 23 anni, l’Alta Corte ha processato Chiou e i suoi co-imputati numerose volte ma il caso si trova in un limbo giudiziario perché la Corte Suprema si rifiuta ogni volta di confermare il verdetto a causa di ripetuti vizi di forma, ordinando sempre un nuovo processo. Sostenitori della riforma giudiziaria dicono esserci numerosi difetti nelle prove e nelle confessioni, ottenute sotto tortura.
Lu, 9 anni, è scomparso il 21 dicembre 1987. La sua famiglia aveva ricevuto una richiesta di riscatto di 5 milioni di dollari taiwanesi e ne aveva pagato 1 milione nove giorni dopo, ma il bambino non è mai stato riconsegnato. L’anno seguente la polizia ha arrestato tre giovani che hanno confessato il rapimento indicando Chiou, già in carcere per un altro caso, come capo della banda.
In totale sono state imputate 12 persone, di cui 11 avrebbero confessato. Tuttavia, man mano che i dettagli venivano alla luce, sono emerse delle discrepanze nei loro resoconti, e nel corso dell’anno le accuse contro la maggior parte dei sospetti sono cadute.
La difesa ha sostenuto che il caso è un pieno di problemi inclusa  la mancanza di basi legali e che la procura ha fondato il caso solo sulle confessioni. Inoltre, benché due procuratori e 10 agenti di polizia coinvolti nel caso siano stati incriminati dal Control Yuan, oltre 10 anni fa, per uso di violenza e minacce al fine di ottenere velocemente delle confessioni, le confessioni sono ancora accettate come prova.
L’avvocato di Chiou ha detto che si rivolgerà nuovamente alla Corte Suprema che, se dovesse ordinare ancora una volta un nuovo processo, creerebbe un record nella storia legale del paese, che non fa che prolungare l’indefinita detenzione di Chiou.
Lin Feng-jeng, direttore esecutivo della Fondazione per la Riforma Giudiziaria, ha detto che la decisione viene sempre invalidata perché l’Alta Corte non ha ancora risolto le incongruenze che portano la Corte Suprema a chiedere il nuovo processo.
 

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