27 Giugno 2019 :
Ti chiediamo di sostenere le lotte di Nessuno tocchi Caino con la tua iscrizione per l’anno 2019 e con la devoluzione del tuo 5x1000.
Il 13 giugno 2019, abbiamo ottenuto un nuovo successo e conseguito un altro risultato storico! Con la sentenza Viola contro Italia, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha infatti condannato l’Italia perché l’ergastolo “ostativo”, come disciplinato dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, è contrario all’art 3 della Convenzione europea per i diritti umani che vieta la tortura, i trattamenti e le punizioni inumane e degradanti.
Secondo la Corte, infatti, l’ergastolo ostativo è una forma di punizione perpetua e incomprimibile che nega il diritto alla speranza, il diritto che deve essere riconosciuto a ogni detenuto, a prescindere dal reato commesso, di potere un giorno – grazie al proprio cambiamento – chiedere di varcare la soglia del carcere ed essere riammesso nella società. È una sentenza molto bella, nella quale abbiamo sentito riecheggiare parole, pensieri, principi che ci hanno animati in questi anni di impegno nella campagna “Spes contra spem”, volta appunto a superare il cieco e assoluto sbarramento alla possibilità di tener conto del cambiamento maturato nel corso della pena.
Ci sono dei passaggi importanti in questa sentenza – per la quale dobbiamo ringraziare Antonella Mascia, avvocato difensore di Marcello Viola – come quello in cui la Corte ricorda che il rispetto della “dignità umana” non può accettare il “fine pena: mai”, la condanna a una pena fino alla morte, la preclusione di ogni speranza per il condannato di ritornare un giorno alla vita sociale e civile. Ci sono passaggi coraggiosi in questa sentenza come quello in cui si mette in discussione la “collaborazione con la giustizia” quale unico indice di un avvenuto ravvedimento. Per la Corte, infatti, “l’equivalenza tra l’assenza di collaborazione e la presunzione assoluta di pericolosità sociale finisce per non corrispondere al reale percorso rieducativo” di un condannato che rischia per ciò di non potersi mai riscattare: qualsiasi cosa faccia in carcere, il danno arrecato è irrimediabile, la sua pena rimane immutabile, anzi, rischia di aggravarsi con il passare del tempo. Insomma, la Corte lo dice a chiare lettere: la personalità del condannato non può restare congelata al momento del reato commesso.
Nel censurare l’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario che vieta la concessione di benefici penitenziari, misure alternative al carcere e liberazione condizionale ai detenuti che non collaborino con la giustizia, la Corte di Strasburgo ha considerato l’ergastolo “ostativo” un problema strutturale – sono infatti circa 1.200 i detenuti che scontano questo tipo di pena – e ha chiesto all’Italia di modificare la legge, preferibilmente per via legislativa.
Vedremo se e come interverrà il Parlamento. Intanto, però, sappiamo che la Corte Costituzionale italiana dovrà pronunciarsi su altri casi di ergastolo “ostativo”. Il primo è il caso di Sebastiano Cannizzaro e la notizia positiva è che, nella udienza del 22 ottobre prossimo, Nessuno tocchi Caino, rappresentato dal Prof. Andrea Saccucci, è stato ammesso come parte interveniente. Inoltre, anche il Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di ammettere il nostro ricorso collettivo che è stato sottoscritto da oltre 250 condannati all’ergastolo “ostativo”.
È tanto quello che abbiamo costruito in pochi anni, dopo il Congresso di Nessuno tocchi Caino che abbiamo tenuto nel carcere di Opera nel dicembre del 2015 e che Marco Pannella aveva voluto fosse intitolato “Spes contra Spem”, il motto di San Paolo nella Lettera ai Romani. È partito tutto da Opera e da Marco che in quel congresso aveva chiamato alla lotta e implorato di essere speranza i condannati a non avere speranza, gli ergastolani che hanno poi risposto ritmando con lui: “C’est n’est qu’un debut, continuons le combat”.
Quel Congresso è stata anche l’occasione per realizzare con i detenuti e il personale dell’amministrazione penitenziaria il docu-film di Ambrogio Crespi “Spes contra Spem - Liberi dentro” che ha contribuito anch’esso al successo conseguito con la sentenza della CEDU, scritta anche da alcuni dei giudici che hanno visto il docu-film quando è stato proiettato a Strasburgo.
E poi ci sono stati i Laboratori Spes contra Spem che da ormai quattro anni animiamo nelle sezioni di alta sicurezza di Opera, Parma, Voghera, Rebibbia e Secondigliano, insieme ai condannati all’ergastolo che sono oggi persone diverse rispetto a quelle del reato, prova vivente di quello che ha scritto nella sua sentenza la Corte di Strasburgo: la personalità del condannato non resta fossilizzata per sempre al momento del reato commesso.
Per spiegare come sia potuto accadere tutto questo e in così poco tempo, non bastano le categorie del diritto, della politica o delle scienze sociali, forse è più esatto richiamare l’esempio di Marco, il modo di pensare, di sentire e di agire che ha connotato la sua vita: cercare di essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, di incarnare la speranza contro ogni speranza, di vivere nel senso e nel modo in cui vuoi che vadano le cose. In questo senso, i condannati all’ergastolo che sono divenuti persone diverse da quelle del reato e che contro ogni speranza sono stati speranza, hanno con ciò liberato oltre che se stessi anche le menti dei giudici di Strasburgo.
Questa lotta per il pieno riconoscimento del diritto alla speranza nel nostro Paese e nel mondo dobbiamo proseguirla ed estenderla. È lotta volta a superare radicalmente il sistema di pene crudeli, inumane e degradanti, quel perverso gioco di specchi per cui alla violenza e al dolore del delitto debba necessariamente corrispondere la violenza e il dolore del castigo. Su questo sarà centrato il prossimo Congresso di Nessuno tocchi Caino che si svolgerà la metà di dicembre a Opera dove speriamo di vederti e di averti come nostro iscritto per questo straordinario 2019!
ISCRIZIONE A NESSUNO TOCCHI CAINO (almeno 100 euro)
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