SOMALIA - PENA DI MORTE E TERRORISMO

15 Giugno 2018 :

14 giugno 2018: Nessuno tocchi Caino ha tenuto una serie di incontri, a distanza di un anno dall’avvio del progetto “Contenere la pena di morte in tempo di guerra al terrorismo in Somalia, Tunisia ed Egitto”, a Nairobi, in Kenya, per fare una valutazione del lavoro svolto in Somalia. Con una riunione svoltasi presso la sede della Somali Women Agenda, tra Elisabetta Zamparutti e Laura Harth, per Nessuno tocchi Caino e Hibo Yassin, Beatrice Kamanan, Patrick Onyango, Duncan Njorge e Smitangi per la Somali Women Agenda, si è deciso di presentare i risultati di questo primo anno di attività alla fine di luglio a Mogadiscio. E’ stato infatti possibile visitare le carceri, tanto civili che militari, di Mogadiscio e di Baiboa e altre sono in programma per raccogliere dati sui detenuti nel braccio della morte in Somalia. Il monitoraggio è svolto in partnership con il Capo dell’Amministrazione penitenziaria somala, Gen. Bashir. In base alla ricerca, nel 2017, si è registrato un aumento delle esecuzioni, almeno 24, la maggior parte (21) per terrorismo. Altrettante sono state le condanne a morte pronunciate nel corso dell’anno. Almeno 12 delle 24 esecuzioni sono avvenute sotto l’autorità del Governo federale (9 per terrorismo) e 12 nel Puntland, tutte per terrorismo. Tanto le 24 condanne a morte che le 24 esecuzioni sono state comminate da tribunali militari, per lo più nei confronti di civili, fatte salve le tre condanne a morte e altre tre esecuzioni di appartenenti a forze armate in Somalia. Un successivo incontro tra Nessuno tocchi Caino e la Somali Woman Agenda si è svolto presso l’Unione Europea dove si è appreso che una Corte, istituita grazie agli sforzi dell’UNODC e di altri donors governativi come il Regno Unito, l’Olanda e la Danimarca, è stata costruita a Mogadiscio per trattare tutti i casi di civili che, ritenuti responsabili di atti di terrorismo o di pirateria, altrimenti sarebbero giudicati impropriamente dalle Corti militari. Un memorandum tra i donors ed il Governo federale somalo dovrebbe prevedere una moratoria delle esecuzioni per le condanne capitali pronunciate da questa corte. Per l’Unione Europea è tempo di ribilanciare l’institution building (creazione di istituzioni) con il delivering justice (assicurare la giustizia). Dallo scambio di vedute è emerso chiaramente che l’alternativa all’espansione violenta di Al – Shabab dovuta però anche alla capacità di rispondere, a modo suo, alla domanda di welfare di fronte ad uno Stato che stentava ad affermarsi e che è affetto da una corruzione endemica, è lo Stato di Diritto, uno Stato che riesca a dimostrare che senza Al-Shabab si vive meglio.  Ciò non toglie che nel contesto dato, alleati siano i clan elders (i capi clan) ed il sufismo, ramo della religione islamica di stampo tollerante. (Fonte: Nessuno tocchi Caino, 14/06/2018)

 

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