06 Novembre 2006 :
in merito alla condanna a morte dell’ex dittatore iracheno Saddam Hussein, Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino e deputato della Rosa nel Pugno, ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriere di Nessuno tocchi Caino, hanno dichiarato: “Un tribunale di shiiti e kurdi ha condannato a morte il sunnita Saddam. Non è neanche la giustizia dei vincitori sui vinti, è la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice. Saddam diventa così il simbolo della pena di morte e vale anche per lui il nostro Nessuno tocchi Caino.Quindi Nessuno tocchi Saddam, il che non vuol dire la sua impunità ma la sua incolumità e il rispetto della sua dignità umana. Per quello di criminale che l’ex dittatore iracheno ha arrecato al suo popolo Saddam meriterebbe non una ma mille pene di morte, ma la domanda è: ci meritiamo noi, Stato e società civile, di comminarla quella pena di morte?
Non è questo il modo di presentare al mondo il nuovo Iraq, che sia diverso da quello di Saddam che ha provocato centinaia di migliaia di morti e di pene capitali. La comunità internazionale, a stragrande maggioranza abolizionista sulla pena di morte, e l’Unione Europea così impegnata nella ricostruzione civile e democratica dell’Iraq, si impegnino ora ad impedire l’esecuzione di Saddam Hussein. Ma da questa Europa che ha rinunciato a presentare all’Onu una risoluzione per una moratoria universale delle esecuzioni capitali non c’è da aspettarsi nulla, avendo dimostrato con il suo no alla moratoria di volere, in realtà, difendere la pena di morte nel mondo. La vergogna di questa condanna a morte ricade tutta sull’Europa che difende a chiacchiere i diritti umani, ma in realtà è complice della loro sistematica violazione in molte parti del mondo.”
(Fonti: NtC, 05/11/2006)