PUNITO PERCHE’ SONO UN PERICOLOSO INNOCENTE

15 Aprile 2023 :

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un imprenditore calabrese, protagonista – come tanti altri nella sua regione e in altre regioni del sud Italia – di una storia di “guerra alla mafia” che con la terribilità con cui viene condotta può provocare, come spesso accade in ogni guerra senza quartiere, “danni
collaterali” o vere e proprie vittime innocenti.

Francesco Gregorio Quattrone* su Il Riformista del 14 aprile 2023

Sono Quattrone Francesco Gregorio, un imprenditore reggino, considerato dalla giustizia un innocente pericoloso. Da molti mesi continuo a combattere, senza arresa e pacificamente, contro un sistema che ha permesso una strage dei miei diritti. Sono “innocente”, perché così si chiama un soggetto assolto con formula piena, ma punito perché colpevole di quell’innocenza.
Controsenso, il sistema delle misure di prevenzione ha permesso che, con le stesse prove che hanno raccontato la mia innocenza e portato al conseguente giudicato penale assolutorio con formula piena, per gli stessi fatti, vi fosse la confisca di tutti i miei beni. Il mio dramma giudiziario è la riprova di come un siffatto sistema di prevenzione su base presuntiva sfiguri il processo penale, e deturpa le garanzie.
Quale essere ritenuto pericoloso socialmente, sono ancora prigioniero – e vittima – in una cornice che contorna un giudizio che pure ha escluso la partecipazione mia all’associazione mafiosa, imputazione questa ultima che aveva fatto scattare all’epoca il sequestro e la conseguenziale confisca dei beni miei e della mia famiglia. Mi chiedo: come si può decapitare l’onestà e l’innocenza di un uomo, prima riconosciuto estraneo al reato e, poi, punito per il medesimo fatto, con la sottrazione di ogni suo bene?
Mi hanno distrutto la vita, hanno presunto – ipotizzato – una provenienza illecita dei miei beni, frutto di anni di sacrificio. Una mia sala ricevimenti l’hanno paragonata a un’immobile di lusso. Così hanno emergere la sperequazione. All’epoca dei fatti era un semplice capannone adibito a sala ricevimento, costruito in economia e a debito, le foto lo dimostrano. La mia sala ricevimenti era tra le più gettonate, con orgoglio e fierezza posso dirlo e dimostrarlo. Il servizio che offrivo era perfettamente in linea con un costo onesto e mai esagerato, le prenotazioni per eventi non mancavano mai. E, man mano che andavo avanti con il lavoro, saldavo i debiti che avevo assunto per rifinire il capannone e migliorarlo nel corso degli anni. Guadagnavo solo sul mio lavoro, posso provare ogni cosa.
Al momento del sequestro mi è stato detto: “Quattrone, quanto ha in tasca adesso?” Io risposi: 372 euro! “Beh, mi dissero, dovrà vivere con quelli; da ora in poi, non ha più nulla!” Così la legge giustiziò la mia onestà e innocenza.
Mi hanno dilaniato l’anima, deturpato la mia vita, ma io lotterò fino alla fine dei miei giorni, perché la mia innocenza emergerà; anche in punto di morte urlerò l’ingiustizia. Non ci sarà mai pace finché l’innocenza viene calpestata. Non accetto questa ingiustizia, non mi fermerò mai.
Adesso la giustizia giusta ha le carte in regola – attraverso le prove asseverate già depositate – per vincere, perché quando un errore viene sanato, vince lo Stato di diritto, l’innocente non va punito.
Sono vittima di un quadro probatorio totalmente estraneo alla mia persona, ma ora si comprende dove fu l’equivoco e ci sono le basi per poter riaprire il caso. Ho composto un nuovo collegio difensivo e il 19 aprile 2023 sarò in aula presso la Corte di Appello di Catanzaro quando prenderà il via l’esame della mia istanza di revocazione della confisca dei beni.
Nonostante i problemi di salute non smetterò mai di arrendermi all’ingiustizia. Mi oppongo a un sistema che punisce innocenti, perché l’errore più grande che si possa fare è tagliare le mani sporche di onestà.
* Imprenditore

 

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