POLITICHE GREEN, UN’OPPORTUNITÀ PER LE CARCERI DISASTRATE

07 Giugno 2025 :

Francesco Zironi*

La quarta revisione della Direttiva Europea per l’Efficienza Energetica degli Edifici (EPBD4) introduce un percorso a tappe che metterà alla prova l’Italia e le sue amministrazioni. Un percorso virtuoso, quello stabilito a livello europeo, con l’obiettivo ultimo di avere unicamente edifici a zero emissioni – i cosiddetti ZEmB, edifici con un bassissimo consumo energetico, termicamente isolati, altamente efficienti e in grado di produrre pochissime emissioni di anidride carbonica durante il loro ciclo di vita. Come per tutte le normative sono prescritti obblighi, standard minimi e risultati da raggiungere sia sugli edifici privati che per quelli pubblici. Entro la fine dell’anno, infatti, il Governo dovrà presentare alla Commissione Europea il suo Piano Nazionale di Ristrutturazione, stabilendo gli obiettivi nazionali e le modalità con cui raggiungere i traguardi prefissati al 2030, 2040 e infine al 2050.
Per raggiungere questi obiettivi – il cui fine ultimo è la completa decarbonizzazione dell’edilizia – sarà fondamentale includere nel piano di efficientamento anche le strutture penitenziarie nazionali, che rientrano infatti tra gli edifici pubblici. I 189 istituti di pena presenti in Italia, pari a circa 3 milioni di metri quadri (dati STREPIN) sono, infatti, per la maggior parte costituiti da edifici antecedenti agli anni ‘90 e l’80% di questi appartiene alle più basse classi energetiche.
Tra i primi step cui dovremo conformarci vi sarà l’obbligo all’installazione di pannelli solari sulle strutture pubbliche esistenti: inizialmente a partire dal 2027 per tutti gli edifici sopra i 2.000 mq e poi nel 2028 per tutti gli edifici pubblici sopra i 750 mq di superficie coperta. Qualunque sarà la strategia adottata dal Governo, entro il 2030 (tra soli cinque anni) scatterà la prima soglia di efficientamento energetico a livello comunitario: almeno il 16% degli edifici dovrà rispettare le prestazioni energetiche minime precedentemente stabilite a livello comunitario.
Nel 2033, solo tre anni dopo, questa soglia dovrà riguardare una platea più ampia di immobili, il 26% degli edifici non residenziali. Per centrare questi importanti obiettivi sarà necessaria una attenta pianificazione e trovare anche ingenti risorse oltre a non mancare quanto deciso attraverso il Piano Nazionale di Ristrutturazione.
Ci si augura che il Governo decida di non derogare agli impegni di efficientamento rispetto alle strutture penitenziarie; gli obblighi europei vanno visti come una importante opportunità di aggiornamento degli edifici antiquati e di programmazione per la realizzazione di nuove e più efficienti strutture. Un approccio virtuoso comporterebbe meno costi di gestione a carico della collettività sul medio-lungo periodo e contestualmente affronterebbe anche l’ormai cronico problema di sovraffollamento e vetustà delle strutture carcerarie. Molte di queste strutture hanno infatti urgenti e ormai improrogabili necessità di manutenzione e adeguamento; ci pare quindi più che opportuno sfruttare i prossimi inderogabili impegni di efficientamento energetico, anche per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, nonché di sicurezza e riorganizzazione di queste strutture.
Tra l’altro sapienti interventi di recupero edilizio ed efficientamento possono avere riflessi positivi anche sulle vicine aree urbane; è risaputo infatti che la trasformazione in tetti verdi delle coperture favorisce il raffrescamento estivo delle città attraverso la riduzione del fenomeno “isola di calore urbano”. Esiste a questo proposito un caso felice di realizzazione alla Casa Circondariale femminile di Rebibbia, dove nel 2021 è stato realizzato un tetto giardino di 150 mq con la partecipazione del lavoro delle detenute che si occupano inoltre della sua manutenzione e cura. Interventi come questo, oltre a favorire l’acquisizione di nuove competenze alle persone che vivono l’esperienza carceraria, consentono un miglioramento dell’efficientamento energetico degli edifici.
Il miglioramento delle strutture penitenziarie non deve essere percepito come un costo, ma come un investimento strategico per la collettività, e l’adozione di soluzioni verdi, come a Rebibbia, non solo riduce le spese e prolunga la vita utile degli edifici, ma contribuisce anche al miglioramento della qualità dell’aria e al benessere psicologico di detenuti e operatori. Un’opportunità che va oltre l’efficienza energetica per le strutture carcerarie: un passo concreto verso una vera riabilitazione sociale.
* Architetto

 

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