PENA DI MORTE. D’ELIA, IL CONSENSO EUROPEO NON PUÒ ESSERE ALIBI PER NON FARE NULLA

04 Gennaio 2007 :

“Nel ‘quasi testamento politico’ fatto stamattina a Radio Radicale, Marco Pannella ha giustamente sottolineato la ricostruzione della battaglia all’Onu sulla moratoria nel 1994 e nel 1999 fatta dall’Ambasciatore Paolo Fulci, che ne fu protagonista. Essa rende la verità su una vicenda da molti oggi richiamata solo come precedente negativo e come argomento per rimandare, in tutti i sensi, l’iniziativa in sede europea. Nel ’94 perdemmo per otto voti, ma eravamo alla preistoria della lotta per la moratoria perchè allora vi erano 45 paesi mantenitori della pena di morte in più rispetto ad oggi. Nel ’99, come conferma Fulci, c’erano invece tutti numeri per vincere e la risoluzione pro moratoria, già depositata, fu bloccata a Bruxelles dai ministri della Unione Europea. Fu ritirata non perchè si rischiava di perdere ma, al contrario, perchè si rischiava di vincere. Una pagina vergognosa della politica europea che ora potrebbe ripetersi. Il consenso unanime della UE su questa iniziativa non è prescritto da nessuna norma o regola europea, è auspicabile che ci sia, ma non può costituire un alibi per non fare nulla. Nel ’97 e nel ’98, precedenti che nessuno oggi richiama, il Governo Prodi presentò la risoluzione alla Commissione Onu dei diritti umani di Ginevra nonostante la feroce ostilità dei partner europei. Per la cronaca, ma anche per D’Alema che persegue il concerto europeo e Vernetti che annuncia tempi lunghi, la risoluzione a Ginevra fu approvata con la maggioranza assoluta dei voti. Ed eravamo nel ’97 e ’98, cioè venticinque paesi in più mantenitori della pena di morte rispetto ad oggi.”
 

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