28 Settembre 2021 :
Il tribunale distrettuale di Lahore, in Pakistan, il 27 settembre 2021 ha condannato a morte una donna che avrebbe affermato di essere un profeta.
Secondo il tribunale, l'accusa ha saputo dimostrare la colpevolezza di Salma Tanveer, mentre la difesa non è riuscita a dimostrare l’incapacità di intendere e volere dell’imputato quando ha commesso il reato di blasfemia.
Salma il 3 settembre 2013 avrebbe scritto e diffuso nella sua zona scritti che negavano il Khatame Nabuwat (“L’Ultimo dei Profeti”, cioè Maometto) e in cui si dichiarava un profeta.
Contro l'imputato è stata depositata una denuncia dopo che i residenti della sua zona hanno avuto notizia dell'accaduto. Più tardi, Salma è stata arrestata dalla polizia.
La polizia della Colonia di Nishtar ha svolto indagini e presentato un rapporto in cui la donna veniva indicata come colpevole.
Durante l'anno e mezzo di processo, è stata presentata dalla difesa una prima istanza in cui si sosteneva che Salma fosse malata di mente. Successivamente, è stata costituita una commissione medica che ha dichiarato la donna non processabile.
Il processo è rimasto pendente per circa due anni. A un certo punto le autorità carcerarie, dopo aver esaminato sotto il profilo medico l'imputato, hanno scritto al tribunale sostenendo che la donna fosse idonea ad affrontare il processo.
Il procedimento è allora ripreso con la difesa ferma nel sostenere l’incapacità di intendere e volere di Salma al momento del “reato”.
D'altra parte, la pubblica accusa condotta da Ghulam Mustafa Chaudhry ha chiesto come fosse possibile che un’istanza, che descriveva l'imputato non sano di mente, venisse presentata dopo un anno e mezzo dall'inizio del processo.
L'accusa ha inoltre chiesto come una donna malata di mente potesse dirigere una scuola privata e svolgere l’attività di insegnante.
"Com'è possibile che una donna così malata abbia visitato più volte paesi stranieri?" ha chiesto.
"Com'è possibile che una donna malata di mente abbia potuto approvare l’assunzione dei suoi avvocati e che le sue istanze siano state presentate anche nella Corte Suprema del Paese?", ha aggiunto.
L'avvocato difensore ha ribadito che l’imputato non era sano di mente al momento dell'incidente. Ha detto che, ai sensi della sezione 84 del Codice penale pakistano, è nullo un reato commesso da una persona incapace di intendere e di volere.
L’accusa ha sostenuto di aver dimostrato la propria tesi con prove verbali e documentali e che la difesa non sia invece riuscita a dimostrare che al momento della stesura e distribuzione del materiale blasfemo la donna fosse inconsapevole della natura del suo atto a causa di infermità mentale.
L'imputato, registrando la sua dichiarazione ai sensi della sezione 342 del Codice di procedura penale, ha dichiarato di credere nel Khatame-Nabuwat ma di aver perso il proprio equilibrio mentale prima dell'Hajj (pellegrinaggio alla Mecca) nel 2013.
Dopo aver ascoltato entrambe le parti, il giudice distrettuale ha condannato Salma alla pena di morte e le ha imposto una multa di 50.000 rupie.