12 Luglio 2022 :
Un tribunale di Lahore, in Pakistan, il 4 luglio 2022 ha condannato all’impiccagione il cristiano Ashfaq Masih, in seguito a un’accusa di blasfemia.
Il fatto risalirebbe a poco più di cinque anni fa, quando Masih avrebbe diffamato il profeta Maometto affermando che Gesù Cristo è il solo e unico profeta.
Il 15 giugno 2017 la polizia ha aperto un fascicolo contro Ashfaq Masih, arrestato in seguito a una lite con un musulmano che si era rivolto al suo negozio di riparazione di biciclette. La famiglia dell’uomo cristiano sostiene che l’accusa di blasfemia è solo un pretesto utilizzato dal cliente, Muhammad Irfan, per non pagare il lavoro effettuato.
Davanti ai magistrati, Masih ha dichiarato la propria innocenza, accusando a sua volta il querelante di aver cercato di “distruggere il suo negozio”.
Dal 2017 la moglie e la figlia di otto anni aspettavano la sentenza pronunciata dal giudice aggiunto Khalid Wazir, che le ha fatte sprofondare nel dolore e nella paura.
A dispetto dei proclami di innocenza, il tribunale ha emesso la pena capitale e il timore è che possa essere eseguita o che l’uomo, come avvenuto peraltro in passato, possa essere vittima di un omicidio extragiudiziale - anche in prigione - perpetrato in nome della legge sulla blasfemia.
Interpellato da AsiaNews Joseph Jansen, presidente di Voice for Justice, sottolinea che la condanna a morte di Masih è fonte di “paura” per tutta la comunità cristiana pakistana, in special modo per le “vittime di altri casi di blasfemia e le loro famiglie”. La maggioranza delle accuse, prosegue, sono “false o legate a vendette e controversie personali, più che a veri episodi di diffamazione” del profeta o della religione islamica. Inoltre, in alcuni casi le accuse innescano reazioni violente di folle inferocite che attaccano gli accusati e le aree in cui vivono, provocando danni gravissimi “facendosi giustizia da soli”.