24 Novembre 2020 :
Il Terzo Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, competente in materia di diritti umani, il 18 novembre 2020 ha approvato una Risoluzione che condanna le violazioni dei diritti umani in Iran.
Si tratta della 67a risoluzione di condanna da quando i mullah hanno preso il potere nel 1979.
Il Terzo Comitato (Sociale, Umanitario e Culturale) ha inviato all'Assemblea Generale sette bozze di risoluzione, cinque delle quali incentrate su situazioni specifiche di singoli paesi, e oggetto di un acceso dibattito.
Una bozza di risoluzione sui diritti umani in Iran - approvata con un voto registrato di 79 a favore, 32 contrari e 64 astensioni - esprime seria preoccupazione all'Assemblea Generale per la frequenza allarmante con cui viene imposta la pena di morte, in particolare contro i minori. La Risoluzione chiederebbe all'Iran di garantire che nessuno sia sottoposto a tortura - o altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti - e di porre fine all'uso diffuso e sistematico di arresti e detenzioni arbitrarie, inclusa la pratica della sparizione forzata.
Il rappresentante dell'Iran ha affermato che la presentazione di una bozza di risoluzione politicamente motivata riflette il comportamento distruttivo di coloro che manipolano le questioni relative ai diritti umani. "Questi falsi predicatori" agiscono come complici volontari del terrorismo economico intrapreso dagli Stati Uniti contro i civili in Iran, ha detto, denunciando le misure coercitive unilaterali illegali imposte al suo paese.
La bozza di Risoluzione esprime seria preoccupazione “per la frequenza, alta in misura allarmante, con cui vengono emesse ed eseguite condanne a morte, […] in violazione dei suoi obblighi internazionali, comprese le esecuzioni compiute contro persone sulla base di confessioni forzate o per reati che non si qualificano come i più gravi, compresi reati la cui definizione è eccessivamente ampia o vaga, in violazione del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici […] la continua imposizione della pena di morte contro i minori […] in violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia”.
La bozza di Risoluzione esprime anche allarme per “l’uso diffuso e sistematico di arresti e detenzioni arbitrari […] l’uso della tortura per estorcere confessioni, come nei casi di Navid Afkari e di altri, e anche per casi di morte sospetta in custodia”, come per le violazioni di lunga data che coinvolgono la magistratura iraniana e le agenzie di sicurezza, comprese le sparizioni forzate e le esecuzioni extragiudiziali, e la soppressione del “diritto alla libertà di espressione e opinione, comprese le restrizioni diffuse all’accesso a Internet e nei contesti digitali, e del diritto alla libertà di associazione e riunione pacifica”, nonché per “molestie, intimidazioni e persecuzioni di oppositori politici, difensori dei diritti umani e tutte le forme di discriminazione e altre violazioni dei diritti umani contro donne e ragazze nella legge e nella pratica”.
Le misure repressive del regime sono aumentate negli ultimi mesi, mentre si avvicinava il primo anniversario della rivolta del novembre 2019, quando imponenti manifestazioni contro il governo si tennero in tutte le principali città del paese.
Il regime iraniano è furioso per la risoluzione. Il 16 novembre, Ali Bagheri-Kani, a capo dell'Alto Consiglio per i Diritti Umani della magistratura iraniana, ha dichiarato all'agenzia di stampa ufficiale IRNA: "Gli sforzi di alcuni paesi per approvare una risoluzione nel Terzo Comitato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro la Repubblica islamica non hanno basi legali e non si basa sulle realtà dei diritti umani in Iran".
Bagheri-Kani ha anche accusato il Canada, che ha preparato la bozza di Risoluzione, di essere un violatore dei diritti umani.
La signora Maryam Rajavi, Presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha accolto con favore l’adozione della 67a Risoluzione delle Nazioni Unite che condanna le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Iran.
“I responsabili della maggior parte dei crimini ai quali si riferisce la Risoluzione sono le stesse persone che hanno trasformato la rivolta del novembre 2019 in un bagno di sangue, uccidendo almeno 1.500 persone, compresi molti giovani, ferendone 4.000 e arrestandone altre 12.000. Sono gli stessi dirigenti del regime che hanno perpetrato continuamente crimini contro l’umanità negli ultimi quattro decenni, in particolare il massacro di prigionieri politici del 1988” – ha detto la signora Rajavi.