NAZIONI UNITE. PRESIDENTE CONSIGLIO DI SICUREZZA RALLENTA SU IPOTESI MORATORIA

05 Gennaio 2007 :

Vitalij Churkin, ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è parso tirare il freno sulla proposta di riaprire il dibattito in Assemblea Generale sulla sospensione di tutte le condanne a morte nel mondo. Nel corso di una conferenza stampa di presentazione del calendario dei lavori del Consiglio per il mese di gennaio, Churkin ha evitato di chiarire se la questione della moratoria sulla pena di morte, in termini generali, e quella dell'esecuzione dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein, in particolare, verranno portate all'attenzione del Consiglio di Sicurezza nelle prossime settimane. "Per il momento - ha detto ai reporter - non ci sono state richieste in tal senso".
Il diplomatico di Mosca ha ricordato come il nodo della moratoria sia "stato sollevato ieri dall'Italia nel corso dell'incontro con l'ambasciatore Marcello Spatatora ma solo brevemente e senza che si entrasse nello specifico". Ai reporter che gli chiedevano di esprimere un parere sull'iniziativa ha detto: "Non ne penso nulla". Churkin ha ricordato la posizione della Russia sulla pena di morte, prevista dall'ordinamento giuridico ma la cui applicazione è sospesa dal giorno dell'ingresso nel Consiglio d'Europa.
Nel colloquio di Spatafora con Churkin non c'è inoltre stata una richiesta al Consiglio di occuparsi della questione della moratoria. Il Consiglio tuttavia potrebbe dire la sua. L'organo esecutivo dell'Onu "si occupa di questioni che riguardano la garanzia della pace e della sicurezza internazionale - ha spiegato un portavoce della Segreteria Generale - ma spetta ai Paesi che ne fanno parte stabilire se la pena di morte debba o no essere inclusa in questo ambito. La presidenza di turno russa potrebbe decidere di discutere la questione qualora ritenesse che la pena di morte o la sua applicazione possano mettere a rischio in qualche misura la pace e la sicurezza". L'occasione potrebbe essere data dall'impiccagione del rais di Baghdad, che rischia di provocare una nuova escalation di violenze rendendo ancora drammatica la situazione della sicurezza nel Paese.
 

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