26 Novembre 2022 :
Valerio Fioravanti su Il Riformista del 25 novembre 2022
Nel 2022 gli Stati Uniti hanno compiuto 16 esecuzioni, 3 delle quali “pasticciate”, più altre 2 “abortite”.
Pasticciate e abortite sono i termini che usa la stampa americana per definire esecuzioni compiute con vistosa imperizia del “personale”, oppure, nel caso di “abortite”, addirittura sospese, sempre a causa di eccessiva imperizia del personale. Pessima media per un Paese che, almeno tecnologicamente, dovrebbe essere il più moderno ed efficiente del mondo. In realtà non è tutta colpa del “personale”, la responsabilità va condivisa con i governatori che per il timore di apparire non abbastanza “duri” autorizzano anche esecuzioni che è facile prevedere avranno problemi. V’è poi la Corte Suprema degli Stati Uniti che ormai, nella sua composizione ultraconservatrice impostata da Trump, non ha più pietà per nessuno. Rimangono gli agenti penitenziari, a cui spetta il compito di uccidere i condannati che la burocrazia affida loro.
E qui si incontrano due miserie, nel senso non offensivo del termine, diciamo nel senso di Victor Hugo. Miserabili sono i condannati a morte, io ne leggo le biografie da un quarto di secolo e non mi sembra di ricordare un mafioso di livello, un capo gang, un grosso narcotrafficante e anche i serial killer sono rarissimi tra i giustiziati: sembra che tra loro la maggior parte sia abbastanza astuta da ottenere un “accordo” con la pubblica accusa, di solito con una procedura ormai consolidata che consiste nel far ritrovare gradualmente i resti delle vittime. Chi ha ucciso diverse decine di donne, col sistema di far ritrovare un cadavere l’anno, scavalla la pena di morte. I criminali “professionisti”, o perché hanno (a modo loro) un po’ di cervello (che magari consiste anche solo nel denunciare i complici), o perché hanno buoni avvocati, non vengono giustiziati. Vengono invece uccisi i piccoli criminali, quasi sempre più stupidi che cattivi. Diciamo la verità, si presta molta attenzione al fattore razziale, sostenendo che siano i neri quelli che rischiano di più, ma la vera sperequazione è quella del quoziente intellettivo.
Quest’anno hanno giustiziato un uomo che aveva ucciso la madre per rubarle l’auto e comprare droga, un altro che aveva ucciso il miglior amico che non voleva prestargli 50 dollari per comprare cocaina, uno che, a più riprese diagnosticato “schizofrenico”, ha ucciso 2 persone per rapinare un motel e pagare la cauzione alla fidanzata, la quale poi l’ha denunciato e ottenuto in cambio dalla pubblica accusa di non essere processata per il proprio reato. Un altro, bocciato più volte a scuola non per cattiva condotta ma per scarse capacità intellettive, aveva ucciso l’automobilista che aveva causato, investendolo, la paralisi di suo padre. Due giustiziati avevano, al termine di un litigio, ucciso le fidanzate, uno aveva ucciso la suocera e uno la figlia di 9 mesi. Uno ha ucciso una agente immobiliare che gli stava mostrando una casa, per rubarle solo l’orologio. E almeno tre dei restanti giustiziati di quest’anno avevano evidenti problemi di tossicodipendenza, disabilità intellettiva, malattia mentale. Quindi, il vero “razzismo” della pena di morte negli Stati Uniti è che ormai solo gli sventurati vengono giustiziati, quelli che non ragionavano al momento dell’omicidio, e che spesso hanno anche sbagliato completamente a gestire il processo, licenziando bravi avvocati d’ufficio, o pretendendo di essere innocenti quando c’erano i filmati della videosorveglianza a inchiodarli, o rifiutando un rito abbreviato che gli avrebbe salvato la vita.
Poi ci sono gli altri miserabili, gli agenti che compiono le esecuzioni, che qualcuno, nel tentativo di offenderli, chiama con il vecchio termine di “boia”. Ma anche loro sono più stupidi che cattivi. Da oltre un decennio né medici né infermieri professionali partecipano alle esecuzioni. I rispettivi sindacati hanno emesso (votandole ai congressi) delle rigide linee guida in proposito, e nessuno vuole essere espulso dalla propria organizzazione professionale.
Ogni tanto pubblico sul sito di Nessuno tocchi Caino la notizia che le Ong o la stampa hanno individuato un medico che avrebbe ricevuto fino a 10.000 dollari per “supervisionare” un’esecuzione… voi capite che quel medico, che per ingordigia ha accettato 10.000 dollari per poche ore di lavoro, una volta che finisce sui giornali finisce anche sul lastrico, non lavora più… anche lui è più stupido che cattivo.
E mancando medici e paramedici professionisti, le amministrazioni penitenziarie offrono qualche centinaio di ore di straordinario agli agenti che si offrono volontari per dei corsi di formazione che però sono tenuti con modalità segrete, e non si sa chi siano i “docenti”. Davvero ci possiamo meravigliare se personale scelto in questo modo, retribuito in questo modo e formato in questo modo sbaglia a inserire una flebo o inietta i farmaci sbagliati?
Miserabile l’assassino, e miserabile il suo boia verrebbe da dire.
La pena di morte USA si sta estinguendo lentamente, sempre meno procuratori la chiedono, sempre meno giurie popolari la accolgono, sempre meno politici la appoggiano. Per il momento rimane in piedi una macchina burocratica stanca e ottusa, in attesa che qualcuno abbia il coraggio di dare anche a questa “macchina” un colpo di grazia.