01 Luglio 2016 :
Sospesa temporaneamente l’estradizione di Joaquin “El Chapo” Guzman verso gli Stati Uniti dopo un ricorso degli avvocati che temono la pena di morte.Un giudice, del quale i media non riportano il nome, ma solo la città, Mexico City, ha accolto il ricorso dei difensori di Guzman, i quali sostengono che le garanzie fornite dall’ambasciatore statunitense che Guzman non sarà condannato a morte non siano sufficienti.
Un giudice federale aveva autorizzato l’estradizione il 6 maggio, e il 20 maggio il Ministero degli Esteri messicano aveva controfirmato l’estradizione, dicendosi soddisfatto delle garanzie fornite dagli Stati Uniti.
In passato Usa e Messico sono stati divisi da forti polemiche proprio sull’uso della pena di morte, che in Messico è stata abolita nel 2005 (ma l’ultima esecuzione risale al 1937). Nei bracci della morte statunitensi, soprattutto texani, si trovano decine di condannati a morte di nazionalità messicana. Ogni volta che si avvicina l’esecuzione di uno di loro, il governo messicano fa passi formali per chiedere la commutazione, basandosi sulla Convenzione di Vienna dal 1963, e il Presidente della Repubblica in persona inoltra richieste di clemenza.
Regolarmente i governatori del Texas rispondono negativamente. L’ultima volta era successo nel 2014, nel caso di Edgar Tamayo.
Il contenzioso con il Messico, sostanzialmente, si configura nel fatto che i governatori dei singoli stati ritengono di non essere vincolati dagli accordi internazionali firmati dal governo federale. Questa impostazione è stata più volte confermata anche dalla Corte Suprema.
Il caso di Guzman, arrestato a gennaio dopo 13 anni di latitanza, rientra in questa fattispecie solo in parte. Il governo messicano infatti ha ricevuto una serie di diverse richieste di estradizioni da parte di diversi stati degli Usa, e da parte del Governo Federale. Il Governo Messicano però ha accolto solo quelle presentate dal Governo Federale Usa, dopo che l’Ambasciatore statunitense in Messico ha garantito che la pubblica accusa federale (che dipende dal Governo) non chiederà la pena di morte. Le garanzie sembrerebbero quindi sufficienti. Il governo messicano estraderebbe volentieri Guzman, uomo a capo di uno dei più potenti sodalizi criminali del continente, il cui potere di corruzione e intimidazione all’interno delle carceri messicane è fortissimo e che infatti è già stato al centro di evasioni e tentativi di evasione clamorose. Gli avvocati di Guzman ritengono che il ricorso accolto oggi dal giudice di Mexico City ritarderà di almeno tre anni la pratica di estradizione.