16 Gennaio 2018 :
Un tribunale malese ha confermato le condanne a morte di nove uomini delle Filippine in relazione ad un'incursione del 2013 nella parte malese dell'isola del Borneo a opera di combattenti filippini, sulla base di un'antica rivendicazione.
L'incursione dei combattenti delle Filippine meridionali nello stato malese di Sabah scatenò una crisi lunga un mese e almeno 27 persone restarono uccise quando le truppe malesi sostenute da aerei da combattimento sconfissero i militanti.
I nove erano tra i combattenti catturati.
Un collegio di cinque membri della Corte Federale ha deciso all'unanimità che le condanne a morte fossero le più appropriate, confermando la decisione di un tribunale di grado inferiore di aumentare la punizione dall’ergastolo al patibolo, secondo l'agenzia di stampa statale Bernama.
La corte ha anche confermato la decisione di una corte inferiore di rilasciare altri 14 uomini che erano stati trattenuti in relazione ai combattimenti nel distretto di Lahad Datu.
I combattenti provenivano da un gruppo che ha chiesto il riconoscimento e un aumento dei pagamenti dalla Malesia, per la loro pretesa di essere i legittimi proprietari di Sabah, che un antico sultanato affittò ai colonialisti britannici nel 19° secolo.
La Malaysia ha respinto le loro richieste e il governo filippino ha ripetutamente detto al gruppo di deporre le armi e tornare a casa.
I combattenti hanno dichiarato fedeltà all’auto-proclamato sultano della regione filippina meridionale di Sulu, Jamalul Kiram, nelle Filippine.