MALDIVE: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA A MORTE PER OMICIDIO

11 Luglio 2016 :

la Corte Suprema delle Maldive ha confermato la condanna a morte di un uomo 32enne riconosciuto colpevole di omicidio.
La sentenza è arrivata meno di due settimane dopo la conferma, da parte della stessa Corte, della prima condanna a morte da quando nel 2014 il governo ha concluso una moratoria ufficiosa sulla pena di morte, aprendo la strada alle prime esecuzioni nelle Maldive in più di mezzo secolo.
Ahmed Murrath è stato riconosciuto colpevole insieme alla sua fidanzata di aver ucciso un noto avvocato, Ahmed Najeeb, il cui corpo mutilato fu trovato in una pattumiera nella residenza degli imputati il 1° luglio del 2012.
Murrath e la sua ragazza, Fathmath Hanaa, sono stati giudicati colpevoli dal tribunale penale il 19 luglio 2012, dopo uno dei più brevi processi per omicidio nella storia recente.
Il verdetto è stato basato su una confessione che Murrath, privo di assistenza legale durante il processo, ha reso al giudice.
Murrath ha detto di aver ucciso Najeeb sotto l'influenza di droghe perché la vittima aveva tentato di violentare Hanaa.
In seguito, ha ritrattato le dichiarazioni durante l'appello presso l'Alta Corte, affermando di essere stato costretto a confessare dagli investigatori della polizia.
La Corte Suprema ha concluso le udienze del ricorso di Murrath due settimane fa. In base alle nuove normative emanate nel mese di aprile 2014, la più alta corte d'appello deve confermare una condanna a morte affinché lo Stato possa giustiziare un condannato a morte.
Il governo il 30 giugno ha modificato le norme per eseguire la condanna capitale mediante iniezione letale o impiccagione, dopo che la Corte Suprema ha confermato la condanna di Hussain Ahmed Humam per l'omicidio del parlamentare Afrasheem Ali ad ottobre 2012.
La Corte Suprema dovrà anche esaminare la sentenza di morte contro la fidanzata di Murrath, Hanaa, dopo che l'Alta Corte ha confermato il verdetto di colpevolezza a giugno.
Il suo avvocato difensore ha sostenuto che non deve essere messa a morte, trattandosi di una complice nell'omicidio.
 

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