18 Giugno 2023 :
Cristina Franchini su L’Unità del 18 giugno 2023
È sempre interessante guardare all’origine delle parole, specie quando nei secoli il loro significato si è stratificato di rimandi culturali e religiosi. Nel caso del “perdono” questo processo è stato incisivo: per molti evoca concetti come colpa, vittima, carnefice, remissione dei peccati, prerogativa divina. Poi c’è l’accezione universale, laica, originaria: il per-dono. L’attitudine, la scelta di riconoscere e onorare la vita in ogni sua manifestazione come un dono.
Questo è il senso che anima la Giornata Internazionale del Perdono, evento istituzionale ideato da Daniel Lumera, che ogni anno coinvolge migliaia di persone per un confronto pragmatico su questo valore individuale e sociale, che tocca in modo trasversale tanti ambiti, tra cui scienza, cultura, spiritualità. In questa 8° edizione la giustizia ha avuto ampio spazio, mediante una tavola rotonda in cui erano presenti persone che hanno subito perdite irreparabili, autori di reati gravissimi e rappresentanti di realtà che si spendono per una giustizia consapevole, come Nessuno tocchi Caino, Made in Carcere e My Life Design ODV, organizzatrice dell’evento.
Il sottotitolo della Giornata recitava: “Ogni ferita può diventare feritoia”. E proprio questo è stato esplorato con le testimonianze che si sono intrecciate pur partendo da posizioni diametralmente opposte. I presenti hanno accolto con uguale rispetto e commozione le parole di chi un reato l’ha subito e di chi l’ha commesso. Storie di ferite profondissime che nel tempo, giorno dopo giorno si sono trasformate in nuove possibilità, per sé stessi e per gli altri. Il perdono trascende i ruoli, non per dimenticare, ma per imparare, curare, unire. Proprio per questo è stato assegnato il titolo di Ambasciatore del Perdono a due persone con vicende apparentemente contrapposte.
Lucia di Mauro, vedova di Gaetano Montanino, vittima innocente della criminalità organizzata, che si è fatta carico del ragazzo, ai tempi minorenne, che tolse la vita al marito e sta dedicando la propria vita a supportare tanti adolescenti come lui che incontra nel carcere di Nisida e in altri istituti. Questa la motivazione: “Perché attraverso la tua ferita hai aperto una feritoia talmente luminosa da contagiare tutto e tutti, con determinazione, perseveranza e Amore.”
Giuseppe Grassonelli, recluso da oltre 30 anni, durante i quali si è laureato con lode in Lettere e Filosofia, ha partecipato attivamente ai laboratori Spes contra Spem di Nessuno tocchi Caino e ha dimostrato una profonda presa di coscienza, che intende mettere a servizio dei più giovani per dissuaderli dal seguire la via della criminalità. Questa la motivazione: “Perché testimoni che da qualunque esperienza veniamo, possiamo intraprendere un cammino di profonda e autentica trasformazione.”
Grassonelli aveva ottenuto un permesso premio per partecipare alla Giornata insieme ad altre 7 persone recluse nel carcere di Opera: Antonio Albanese, Vito Baglio, Felice Falanga, Corrado Favara, Domenico Ferraioli, Vincenzo Solli, Vito Troisi. Il destino ha voluto che il treno sul quale viaggiavano accumulasse così tante ore di ritardo, a causa di un blackout generale sullo snodo di Roma, da impedire, con grande dispiacere di tutti, la partecipazione in presenza, che si è trasformata in un collegamento telefonico.
All’atto della consegna delle targhe di Ambasciatore del Perdono, si è offerta di fare le veci di Grassonelli la giovane Emanuela Sannino, figlia di Palma Scamardella, vittima innocente di camorra, affinché potesse compiersi uno scambio altamente simbolico tra Lucia e Giuseppe, in rappresentanza di tutti coloro che hanno vissuto la perdita, il dolore, la colpa. E così il perdono, che non ha nulla a che vedere col rimuovere, condonare o subire, diviene un processo di guarigione attraverso cui qualunque accadimento, anche il più terribile, può essere liberato dall’odio e generare una rinascita individuale e sociale, in virtù dell’interconnessione che ci lega tutti.
Il 1° giugno scorso, durante il laboratorio Spes contra Spem di Opera, l’attestato è finalmente giunto nelle mani di Grassonelli, che accettandolo si assume la responsabilità di dedicare la propria vita a diffondere il valore del perdono e della consapevolezza. Le centinaia di persone che hanno applaudito questa assegnazione hanno compreso che quando una persona finisce in carcere il fallimento è dell’intera società e quando qualcuno rinnega la vita criminale e decide di mettersi al servizio per restituire alla società stessa, allora il beneficio è collettivo. La presa di coscienza di ogni singolo individuo produce un cambiamento, perché il pensiero modifica e genera la realtà. Siamo dunque pronti a perdonare?