13 Novembre 2006 :
si è svolta all’Auditorium della Conciliazione, a Roma, l’iniziativa di rilancio della raccolta firme on line sull’appello 'Nessuno tocchi Saddam' e per la moratoria Onu delle esecuzioni capitali.Promossa da Nessuno tocchi Caino insieme alla Nazionale italiana cantanti, la raccolta firme gode della collaborazione di Medfilm Festival e dell'associazione 'Inviati per la solidarieta'. L’appello è rivolto alle autorità irachene affinché sia evitata l’esecuzione dell’ex dittatore, oltre che al Governo italiano e alla Commissione europea affinché sostengano nei confronti del nuovo governo iracheno la contrarietà italiana ed europea all’uso della pena di morte, anche nei confronti di Saddam Hussein, e il favore al ripristino in Iraq di una moratoria delle esecuzioni, nella prospettiva della abolizione della pena di morte.
All'iniziativa erano presenti, tra gli altri, Enrico Ruggeri, che e' presidente della Nazionale italiana cantanti, Elisabetta Zamparutti, tesoriere di NtC, Don Luigi Ciotti, Ginella Vocca, presidente del Mefilm Festival, i cantanti Niccolo' Fabi, Andrea Mingardi e Andrea Miro', l'attore Alessandro Haber, il regista Pasquale Squitieri e il vignettista Stefano Disegni.
'Nessuno tocchi Saddam' - ha spiegato Sergio D'Elia, segretario di NtC - non significa la sua impunita' ma il rispetto della sua dignita' umana'.
In Iraq le esecuzioni dall'inizio dell'anno sono gia' state 51', ricorda sempre D'Elia, secondo il quale 'sono tutti contrari alla pena di morte ma poi quando capitano casi come quello di Saddam, che e' il Caino dei nostri tempi, cominciano a sorgere dubbi'. Sono già 80 i parlamentari italiani e altrettanti quelli del Parlamento europeo che hanno sottoscritto l’appello contro l’esecuzione di Saddam, oltre a numerosi cantanti, intellettuali, scrittori e premi Nobel. Tra i firmatari gia' compaiono i nomi di Francesco Cossiga, Giuliano Vassalli, Marco Pannella, Emma Bonino, Giovanna Melandri, dell'artista Moni Ovadia e dello scrittore Sandro Veronesi. 'Un tribunale di sciiti e curdi ha condannato a morte il sunnita Saddam. Non e' neanche la giustizia dei vincitori sui vinti, e' la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice - ha detto Sergio D'Elia. In questo modo Saddam diventa il simbolo della pena di morte e vale anche per lui il nostro Nessuno tocchi Caino'.
Per Enrico Ruggeri, “ Saddam e' un feroce tiranno ma la storia ha bisogno di tiranni, puniti si', ma vivi per fare in modo che le atrocita' non avvengano piu''. Per il cantante Nicolo' Fabi 'la pena di morte e' la sconfitta dell'uomo. E' piu' costruttivo tenere in vita questi tiranni che non condannarli a morte'.
Il regista Pasquale Squitieri sottolinea che 'la giustizia puo' commettere anche errori ma la pena di morte e' un delitto irreversibile. I grandi criminali, per paradosso, diventano i testimoni dei mali della societa'. Personalmente avrei preferito un Hitler vivo perche' tutti i mali venissero a galla'. “Il processo di Norimberga – aggiunge il regista - e' stato un errore clamoroso: i grandi criminali diventano per paradosso patrimoni dell'umanita''.
Ma la mobilitazione non tiene conto soltanto dell'ex rais: 'Ogni anno - ha spiegato infatti D'Elia- oltre 5 mila persone sono giustiziate nel mondo. Per tutti loro occorre rilanciare urgentemente la campagna per una moratoria Onu di tutte le esecuzioni capitali che e' la via maestra per giungere all'abolizione della pena di morte'.
(Fonti: Ansa, Adn, 11/11/2006)