21 Luglio 2006 :
si è svolta a Roma la presentazione del Rapporto 2006 di Nessuno tocchi Caino “La pena di morte nel mondo”, che evidenzia come anche nel 2005 e nei primi sei mesi del 2006 sia cresciuto il numero dei paesi a vario titolo abolizionisti, che sono oggi 142.Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 90; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 10; 1 paese, la Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è impegnato ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni; quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono 5; i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 37.
A far aumentare il numero degli abolizionisti per ogni reato sono stati, nel corso di questo periodo, il Tagikistan, la Liberia e le Filippine, mentre Saint Vincent e Grenadine, Santa Lucia e Lesotho sono divenuti abolizionisti di fatto.
La Grecia e il Messico, già abolizionisti per crimini ordinari, hanno abolito la pena di morte in tutte le circostanze.
I paesi mantenitori della pena di morte si sono ridotti a 54, e ancor minore, rispetto agli anni precedenti, è il numero di quelli che vi hanno fatto effettivamente ricorso: 24.
Di conseguenza, è diminuito anche il numero delle esecuzioni nel mondo, che nel 2005 sono state almeno 5.494, avvenute per il 98,7 % in paesi totalitari e per il 98,5% in Asia.
Contrariamente a quanto si pensa, gli Stati Uniti, unico paese del continente americano che continua a praticarle, sono responsabili con le 60 esecuzioni del 2005 di circa l’1% del totale mondiale.
In Africa la pena di morte è caduta ormai in disuso: nel 2005 è stata eseguita in soli quattro paesi – Uganda (8), Libia (6), Sudan (4) e Somalia (1) – dove sono state registrate almeno 19 esecuzioni.
In Europa vi è una sola macchia che deturpa l’immagine di continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte: la Bielorussia, che nel 2005 ha effettuato almeno 2 esecuzioni.
Sul triste podio dei primi paesi boia del 2005 sono saliti la Cina (almeno 5.000), l’Iran (almeno 113) e l’Arabia Saudita (almeno 90) seguiti poi da Corea del Nord (almeno 75); USA (60); Pakistan (42); Vietnam (almeno 27); la Giordania (15); Mongolia, Uganda e Singapore (8); Kuwait e Yemen (almeno 7); l’Uzbekistan (2).
Cifre queste per lo più sottostimate, tenuto conto che molti di questi paesi non forniscono statistiche ufficiali sulla pratica della pena di morte e che dimostrano come in questi paesi la soluzione definitiva del problema, più che alla lotta contro la pena di morte, attiene alla lotta per la democrazia, l’affermazione dello stato di diritto, la promozione e il rispetto dei diritti politici e delle libertà civili.
A riprendere la pratica della pena di morte dopo anni di sospensione sono stati, l’Autorità Palestinese, la Libia, l’Iraq, la Guinea Equatoriale e il Botswana.
(Fonti: NtC, 21/07/2006)