ITALIA: MOZIONE CONTRO L'ESECUZIONE DI TAREK AZIZ

Tarek Aziz

27 Ottobre 2010 :

quello che segue è il testo di una mozione che da ieri i deputati e senatori Radicali promuovono in Parlamento.
 
Mozione su pena di morte nei confronti di Tarek Aziz
 
La Camera, il Senato
 
Premesso che:
 
L’ex vice presidente iracheno Tareq Aziz è stato condannato a morte mediante impiccagione dall’Alta corte penale di Baghdad insieme all’ex ministro dell’Interno, Saadun Shaker, e all’ex segretario personale di Saddam Hussein, Abdel Hamid Hamud.
 
La sentenza riguarda uno dei sette processi nei quali è imputato Tareq Aziz, quello sulla campagna avviata dal regime di Saddam Hussein negli anni Ottanta contro i partiti politici sciiti filo-iraniani, che ha visto in quegli anni eseguire una serie di arresti e di condanne a morte nei confronti dei principali esponenti sciiti.
 
Considerato che:
 
non può esservi impunità per i crimini compiuti dal deposto regime iracheno e che i crimini di cui Tarek Aziz è imputato insieme ad altri rappresentano violazioni gravi dei diritti umani per le quali non vi può essere nessuna immunità, ciò nonostante il sistema penale iracheno nel suo insieme non può non tener conto però delle regole internazionali e, in particolare, dei principi fissati per i tribunali penali internazionali, i quali escludono il ricorso alla pena di morte;
 
il processo nei confronti di Tarek Aziz e gli altri suoi coimputati non pare sia stato condotto nel pieno rispetto di tutte le garanzie internazionalmente riconosciute di imparzialità e equità, apparendo invece l’azione giudiziaria più come la giustizia dei vincitori sui vinti o la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice;
 
due anni fa, proprio contro la condanna a morte di Tarek Aziz, centinaia di Parlamentari di tutti gli schieramenti politici, Premi Nobel e personalità di tutto il mondo, avevano sottoscritto l’Appello internazionale Moratoria Universale sulla pena di morte, anche per Tareq Aziz promosso da “Nessuno Tocchi Caino” e dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito per chiedere la difesa del diritto e della verità, della legalità e della giustizia in Iraq;
 
nel succitato appello internazionale viene esplicitamente sottolineato che “evitare la condanna a morte e l’esecuzione di Tareq Aziz, che rischiano di avvenire senza che vi sia stato un processo degno di questo nome, potrebbe segnare una evidente soluzione di continuità rispetto a metodi e pratiche in voga ai tempi di Saddam, oltre che assicurare verità e giustizia a tutte le vittime del suo regime, non solo quelle per cui Aziz è oggi sotto processo”;
 
pertanto, appare di fondamentale importanza garantire la vita a un testimone chiave per aiutare nella ricostruzione della verità storica sulle responsabilità del regime e sugli accadimenti che hanno caratterizzato la storia irachena fino alla guerra;
impiccando un altro testimone eccellente, l’Iraq rischierebbe di ripetere il tragico errore già commesso con Saddam Hussein, impedendo l’accertamento della verità, che costituisce un diritto fondamentale e un interesse inalienabile della collettività umana, tanto più prezioso se si considera l’elevato prezzo pagato dall’umanità in termini di vite umane e sofferenze;
 
su questi obiettivi, dal 2 ottobre scorso Marco Pannella ha ripreso il suo Satyagraha con uno sciopero della fame che, il 26 ottobre, alla notizia della condanna a morte di Tarek Aziz, è passato a quello anche della sete perché non si passi alla sua esecuzione.
 
Impegna il Governo
 
A intervenire con urgenza nei confronti delle autorità irachene perché sia evitata l’esecuzione di Tarek Aziz e dei suoi coimputati, coerentemente con la straordinaria iniziativa nonviolenta, parlamentare, istituzionale e di opinione pubblica che il 18 dicembre 2007 ha portato allo storico risultato dell’approvazione della Moratoria Universale della pena di morte da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU.
 
A chiedere alle autorità irachene di reintrodurre la moratoria sulla pena di morte stabilita in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, al fine di rafforzare il completamento della transizione democratica dell’Iraq secondo i principi di uno stato di diritto.
 

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