IRAN - Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran

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29 Giugno 2022 :

IRAN

Uno sguardo sulla grave situazione dei diritti umani in Iran nel rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite
La situazione dei diritti umani in Iran non è conforme a nessuno degli standard stabiliti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nel diritto umanitario internazionale. Pur riferendo le sue leggi criminali e disumane ai principi dell'Islam, il regime iraniano si permette di commettere qualsiasi tipo di violazione dei diritti umani.
Ora è diventato chiaro che le brutali leggi del regime non hanno nulla a che fare con Dio e il Corano. Le norme citate dai mullah sono leggi legali e penali superate, relative all'epoca preislamica e medievale. Risalgono ad un’epoca in cui il ricorso a pene violente come lapidazione, decapitazione, lancio da una montagna e amputazione di arti venivano usate su ampia scala e in tutto il mondo, indipendentemente dalla dipendenza religiosa.
Nell'era del boom della coscienza e del progresso delle relazioni umane, sentenze come la pena di morte sono state bandite in molti paesi, anche con mezzi avanzati.
Oggi, grazie ai media, la resistenza iraniana è riuscita a informare il mondo sulla deplorevole situazione dei diritti umani nel sistema “Velayat-e-Faqih” (l’insieme dei riferimenti islamici a cui si ispira il governo iraniano) presentando documenti e prove innegabili. Alcune delle orribili realtà ora si riflettono a livello globale.
Nell'ultimo rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite vediamo il riflesso delle violazioni dei diritti umani in Iran.
Si rammenta che tale risoluzione chiedeva al Segretario generale di presentare un rapporto provvisorio sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran alla 50a sessione del Consiglio per i diritti umani.
Il rapporto (Situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran - Rapporto del Segretario Generale ai sensi della risoluzione 76/178 dell'Assemblea Generale -- A/HRC/50/19), diffuso il 21 giugno, preparato della Sig.ra Nada Al - Nashif, Vice Alto Commissario per i diritti umani, afferma che il numero di esecuzioni arbitrarie in Iran nel 2021 è stato di almeno 310, il che mostra un aumento rispetto al 2020. Il rapporto pone il numero di esecuzioni nel 2020 a 260. È interessante notare che il governo ha reso pubbliche solo 55 di queste esecuzioni.
Il rapporto del Segretario generale chiede la fine dell'esecuzione di minori e sottolinea che la pena di morte non dovrebbe essere applicata ai reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni. Una parte del rapporto del Segretario Generale è dedicata alla repressione delle proteste in Khuzestan e Isfahan. “In alcune occasioni, secondo quanto riferito, le autorità hanno utilizzato agenti in borghese per fingere la presenza di manifestanti armati o violenti, a cui poi hanno attribuito la morte dei manifestanti. L’uso di proiettili veri da parte della polizia e delle forze di sicurezza, compreso l'uso di armi automatiche e fucili a pompa caricati con pallini di piombo, e di altra forza potenzialmente letale, ha portato all'uccisione di almeno nove persone, compreso un minore, e al ferimento di molti, compresi bambini.”
Anche la repressione attuata dalle forze dell’ordine contro la popolazione di Isfahan è trattata nel rapporto:
“Successivamente, secondo quanto riferito, le forze di sicurezza hanno appiccato il fuoco alle tende degli agricoltori, sparato gas lacrimogeni contro le tende e sparato in aria. Le forze di sicurezza sono ricorse all'uso di manganelli, gas lacrimogeni e pistole a pallini. Al momento della repressione è stata segnalata un'interruzione di Internet. L'uso diffuso di pistole a pallini utilizzate a distanza ravvicinata contro manifestanti e passanti, inclusi vecchi contadini e donne, ha causato gravi lesioni agli occhi e altre ferite. È stato riferito che oltre 40 persone hanno perso almeno un occhio dopo essere state colpite dalle forze di sicurezza”.
Uno dei crimini che il regime di Velayat-e-Faqih giustifica con il pretesto di combattere il "contrabbando" attraverso i confini è la brutale uccisione di Kolbar (facchini transfrontalieri) in Kurdistan e dei facchini di carburante Baluchi. I social network sono pieni di foto e video di questo massacro.
Il rapporto del Segretario generale afferma che “nel 2021, 53 facchini transfrontalieri (che le autorità iraniane considerano contrabbandieri, ndt) sarebbero stati uccisi da colpi d’arma da fuoco sparati intenzionalmente dalle guardie di frontiera e oltre 130, tra cui minori, sarebbero rimasti feriti. Tra il 1° gennaio e il 20 marzo 2022, almeno 18 corrieri di frontiera curdi o baluchi sarebbero stati presi di mira da colpi di fucile sparati da guardie di frontiera”.
Il rapporto del Segretario generale sottolinea che "inoltre, il codice penale ha continuato a mantenere forme di punizione che potrebbero essere considerate torture, crudeli disumane e degradanti ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani La fustigazione è rimasta una forma di punizione diffusa durante il periodo di riferimento".
Le morti sospette di detenuti nelle strutture di detenzione segrete del regime sono un altro punto di questo rapporto. Sulla morte di Shahin Naseri (testimone della tortura del giustiziato Navid Afkari) il rapporto aggiungeva:
“Naseri ha rilasciato diverse dichiarazioni giurate di aver assistito alla tortura del compagno di prigionia, Navid Afkari. Naseri aveva già ricevuto minacce di rappresaglia dalle autorità giudiziarie per le sue testimonianze. Nell'anniversario dell'esecuzione di Navid Afkari nel settembre 2021, Naseri è stato messo in isolamento, secondo quanto riferito, per impedirgli di parlare con i media. È stato trovato morto in carcere il 21 settembre 2021”.
Un'altra parte del rapporto esprime preoccupazione per la strana e tragica morte del poeta Baktash Abtin, e di altri prigionieri politici e ideologici.
La libertà del regime di reprimere, torturare, discriminare e uccidere donne e ragazze con accuse inventate è uno dei casi che ha scosso la coscienza contemporanea. Quando mettiamo questi casi accanto alla violenza e alla misoginia istituzionalizzate, le dimensioni e le statistiche delle violazioni dei diritti umani salgono alle stelle. Fortunatamente, il rapporto del Segretario Generale ne affronta una parte:
“I recenti casi segnalati di violenza contro le donne illustrano l'urgenza di accelerare la legislazione con un approccio olistico per affrontare e prevenire la violenza contro le donne. Nel febbraio 2022 una ragazza di 17 anni è stata decapitata dal marito. Suo marito, che in precedenza aveva minacciato di ucciderla, è stato arrestato in seguito dalla polizia. Dal 2020, almeno 60 donne sono state uccise nella provincia del Khuzestan per motivi di percepito "onore".
"Il suddetto caso di femminicidio illustra le conseguenze del matrimonio precoce e l'estrema vulnerabilità alla violenza domestica delle minori costrette al matrimonio".
Il fatto che questo rapporto usi termini come “esecuzioni arbitrarie, uso mortale della forza da parte delle forze di sicurezza contro manifestanti pacifici e kolbar, nonché privazione arbitraria del diritto alla vita in detenzione a seguito di tortura o privazione dell'accesso tempestivo alle cure mediche” è il frutto delle molte attività che le varie organizzazioni non governative hanno svolto per provare la grave violazione dei diritti umani in Iran.
Queste attività sono il prodotto del coraggio e del sacrificio del popolo iraniano. L'attivismo per i diritti umani massacrati in Iran deve essere accresciuto e trasformato in un'arma efficace per rovesciare il regime.

https://irannewsupdate.com/news/human-rights/glimpse-of-irans-slaughtered-human-rights-in-the-un-secretary-generals-report/
(https://www.ohchr.org/en/statements/2022/06/presentation-secretary-generals-report-situation-human-rights-islamic-republic)

 

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