23 Maggio 2022 :
Nelle ultime settimane, il regime iraniano ha risposto alle legittime proteste del popolo per il forte aumento dei prezzi dei beni essenziali con violenza e brutalità, provocando almeno sei vittime tra manifestanti e passanti nelle province sud-occidentali.
Tuttavia, questa non è tutta la storia. Negli stessi giorni gli ayatollah hanno fatto aumentare il ritmo delle esecuzioni, mostrando il loro approccio spietato a qualsiasi grido di uguaglianza, giustizia, libertà e una vita dignitosa. In questo contesto, nell'ultima settimana le autorità hanno impiccato almeno sei detenuti nelle carceri di Yazd, Birjand e Amol.
Nei giorni scorsi l’importante gruppo di opposizione National Council of Resistance of Iran (NCRI) ha pubblicato alcuni documenti riservati che danno conto sella situazione carceraria in Iran.
Sulla base di documenti classificati dell'Amministrazione Penitenziaria del regime iraniano, alla data del 26 settembre 2020, in Iran c’erano 1327 uomini condannati a morte, e 39 donne. 107 prigionieri erano in attesa che venisse eseguita una condanna all’amputazione, 51 alla lapidazione (23 delle quali sono donne), e alla data dell’ottobre 2020 almeno 60 prigionieri nel braccio della morte avevano meno di 18 anni al momento del presunto reato. Gli stessi documenti indicano che c’erano altri 3.831 prigionieri (144 dei quali donne) condannati a “Qisas”, ossia “restituzione dello stesso tipo”, ritorsione, punizione in natura, anche detta "legge del taglione islamica” che si applica ai reati di sangue.
Il numero dei detenuti con condanne superiori a 15 anni era di 17.190”.
NCRI così commenta i dati contenuti nei documenti riservati: “Molti prigionieri, in particolare quelli nel braccio della morte, sono stati privati, sia in fase di indagini che di processo, delle più elementari norme dell’equo processo. Chi conduceva gli interrogatori ha estorto loro false confessioni da mostrare in TV, e nonostante le confessioni siano chiaramente storte sotto tortura, per la magistratura queste sono prove valide, e i giudici emettono le proprie sentenze sulla base di esse.
"Il numero di prigionieri, escluse le persone arrestate dalle varie branchie dei servizi segreti, che poi li tengono nelle loro carceri “private” (SSF, MOIS, IRGC, e i centri di detenzione dei militari), è attualmente 210.423".
Secondo un documento, di questi detenuti più di 48.000 sono in attesa di completamento delle indagini e di processo. I detenuti stranieri erano 5.398
"Mancanza di fondi, mancanza di sistemi di controllo elettronici intelligenti e apparecchiature di ispezione fisica (body scanner) per impedire l'ingresso di droghe, e carceri fatiscenti all'interno delle aree urbane", rendono le condizioni dei detenuti in Iran orribili, ha dichiarato il NCRI.
Tali condizioni miserevoli hanno spinto diversi detenuti a tentare il suicidio, a volte con successo. Tuttavia, questa è la punta dell'iceberg: sono soprattutto le spietate torture, i maltrattamenti, e la gestione “mafiosa” dell’ordine all’interno delle carceri che causanola morte di diversi detenuti.
In questo contesto, le guardie carcerarie incoraggiano i detenuti a basso reddito o tossicodipendenti a prendere il sopravvento su chi è stato arrestato per aver partecipato a manifestazioni di piazza, sui prigionieri politici, i seguaci di minoranze religiose o etniche, e prigionieri di coscienza
https://irannewsupdate.com/news/human-rights/iran-5197-prisoners-are-on-death-row/
https://www.ncr-iran.org/en/ncri-statements/statement-human-rights/iranian-resistance-unmasks-regimes-judiciarys-classified-documents-no-5/