17 Ottobre 2022 :
Prigione di Evin: Iran Human Rights chiede un intervento delle Nazioni Unite per prevenire ulteriori atrocità
I video che ieri notte hanno ripreso l’incendio della prigione di Evin, nei pressi di Teheran, hanno mostrato non solo la famigerata prigione in fiamme, ma anche suoni di spari ed esplosioni. Contemporaneamente, le forze speciali sono state dispiegate nella prigione senza alcuna spiegazione.
Dalle prime ore di questa mattina, i media ufficiali della Repubblica Islamica hanno iniziato a pubblicare il proprio resoconto degli eventi con numeri di morti e feriti. Secondo l'agenzia di stampa della magistratura Mizan, la notte scorsa quattro prigionieri sono stati uccisi e 61 feriti. Dieci prigionieri sono stati portati in strutture mediche e quattro sarebbero in condizioni critiche.
Ricordando la lunga storia della Repubblica islamica di occultamento di fatti e sottolineando la sua storia di uccisioni di massa in prigione e di bugie sistematiche da parte dei suoi funzionari, Iran Human Rights respinge il resoconto ufficiale. Inoltre, l'organizzazione ha ricevuto rapporti secondo cui forze speciali sono state dispiegate allo scopo di esasperare gli animi, e gettare le basi per una ulteriore repressione.
Pertanto, l'unico modo per determinare i fatti e individuare le responsabilità di questa tragedia è che la comunità internazionale istituisca urgentemente un meccanismo internazionale sotto la supervisione delle Nazioni Unite.
Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di IHR, ha dichiarato: "È più che mai necessario istituire un meccanismo indipendente sotto la supervisione delle Nazioni Unite per indagare sull'uccisione di manifestanti e sugli eventi a Evin e in altre prigioni, e perseguire gli autori. Questo meccanismo deve essere istituito prima che si verifichi una tragedia più grande”.
Iran Human Rights ha anche ricevuto numerose segnalazioni secondo cui alcuni prigionieri di reati politici e ordinari sono stati picchiati con manganelli.
Il 9 ottobre sono state segnalate proteste nella prigione centrale di Rasht (Lakan). Secondo i rapporti, almeno sei prigionieri sono stati uccisi dalle guardie carcerarie. Iran Human Rights continua a indagare sugli eventi e non è stato in grado di verificare il numero o l'identità delle persone uccise nella prigione.
Iran Human Rights sottolinea la necessità di un ruolo più attivo da parte della comunità internazionale, in particolare delle Nazioni Unite, e chiede l'istituzione di uno speciale meccanismo internazionale per indagare sulla violazione sistematica dei diritti del popolo iraniano da parte della Repubblica islamica.
Dell’incendio nella prigione di Evin in Italia c’è stata una certa circolazione di notizie, seppure limitata alle rassicurazione che l’ambasciata italiana a Teheran ha fornito circa la sorte di una detenuta italiana ristretta nella sezione femminile di quella prigione, Alessia Piperno.
Evin è una prigione enorme, che in alcuni periodi ha ospitato fino a 15.000 persone. Prende il nome dall'omonimo quartiere nella periferia di Teheran.
https://iranhr.net/en/articles/5519/